Teramo. Allarme in Abruzzo dopo che la Regione ha dichiarato ieri lo stato d’emergenza idrico nel Teramano in seguito alla “disposizione cautelativa emessa della Asl di Teramo per le acque provenienti dai laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Il provvedimento ha ridotto la disponibilità idrica della sorgente del traforo che non è più in grado di garantire i volumi necessari per l’acqua potabile”. La Giunta regionale, in una nota ha infatti comunicato di aver ”approvato il provvedimento con il quale viene autorizzato un approvvigionamento idrico di emergenza consentendo all’Ente di governo dell’ambito teramano, fino alla data del 15 aprile 2017, la captazione di acqua nella misura massima di 100 l/s dall’opera di presa di “Venaquila” per la distribuzione idricopotabile, previo trattamento nell’impianto di potalizzazione di Montorio al Vomano”. L’Infn, afferma di avere “verificato” e “subito sospeso” l’uso del solvente di cui sono state trovate tracce a settembre immediatamente dopo che la Asl di Teramo ha segnalato (“Il giorno 1 settembre 2016”) “una traccia di diclorometano in uno dei punti di captazione situati nei pressi dell’entrata dei Laboratori sotterranei, lungo l’autostrada A24, riscontrata nel corso delle ordinarie attività di monitoraggio sui campioni di acqua provenienti dalla rete idrica sotterranea del Gran Sasso e contestualmente informava che, a scopo cautelativo, sarebbe stata sospesa l’immissione in acquedotto delle acque provenienti da tale captazione”. “I Laboratori aggiunge l’Infn in una nota “a seguito di notizie riportate da alcuni organi informativi” hanno provveduto a monitorare le acque, con numerosi prelevamenti di campioni, non riscontrando più, sin dai giorni immediatamente successivi alla segnalazione, tracce del solvente”. Il gestore delle acque della provincia di Teramo, la Ruzzo Reti, ha avanzato però ora istanza risarcitoria nei confronti del Laboratorio di Fisica Nucleare del Gran Sasso “per via dei maggiori costi sopportati nel processo di potabilizzazione”.
La Ruzzo Reti ha comunque spiegato che in questi mesi “non è mai accaduto che acqua contaminata sia stata immessa in rete, i sistemi di controllo lo impediscono”. Le polemiche però infuriano. “Sembra che si sia tornati indietro di oltre un decennio quando si visse la fase più preoccupante della gestione dei Laboratori di Fisica Nucleare sotto il Gran Sasso” afferma Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia, mentre il Consigliere regionale del M5S, Riccardo Mercante, annuncia di avere depositato una interrogazione alla Giunta diretta “a fare luce e conoscere le reali condizioni della sorgente del Gran Sasso” ed il Forum nazionale dei movimenti per l’acqua chiede chiarezza.