Teramo. In merito all’episodio del 30 agosto 2016 i Laboratori Nazionali del Gran Sasso in una nota spiegano che ”la presenza di una concentrazione di diclorometano (DCM, un comune solvente) nell’acqua pari a 0,335 microgrammi/litro non è stata conseguenza di uno sversamento. Ma, come riportato con precisione nel comunicato stampa della Regione Abruzzo del 21 dicembre 2016, durante l’operazione di rimozione di un collante da alcuni cristalli di un esperimento, una minima quantità di diclorometano è evaporata”. A seguito della conferenza stampa di oggi del Forum H20, l’Infn spiega che ”le analisi della ASL l’hanno segnalata come una anomalia e il 31 agosto ha disposto la sospensione, in via cautelativa, dell’immissione in rete delle acque dal pozzetto di prelievo n. 1917, che l’acquedotto del Ruzzo ha prontamente eseguito. Il 1° settembre i Laboratori sono stati avvisati dalla ASL dei risultati del prelievo. Il 2 settembre il Diclorometano presente nei Laboratori sotterranei è stato rimosso.
Poiché la quantità di solvente rilevata era molto limitata (inferiore di 1500 volte alla concentrazione di probabile effetto nullo in acqua dolce, e di 60 volte alla concentrazione raccomandata dall’OMS per le acque potabili), non sussistevano le condizioni per l’attivazione di piani di emergenza in conseguenza dei quali è prevista la comunicazione alle autorità competenti. L’anomalia è stata comunque gestita dalla ASL di Teramo in base al principio di precauzione, che a tutela massima della popolazione ha portato alla sospensione della captazione”. ”Le indagini condotte dall’INFN sulle strutture di propria competenza non permettono di spiegare ad oggi come il Diclorometano evaporato abbia raggiunto le acque raccolte dalle tubazioni dell’acquedotto. Si confida nel massimo impegno e nella piena collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte per la gestione del complesso sistema Gran Sasso al fine di valorizzare le comuni risorse ambientali e scientifiche della Regione”.