Pescara. Maurizio Acerbo e Marco Fars della Rifondazione Comunista, dopo lo svolgimento delle elezioni di secondo grado, hanno acceso un forte sfogo: “per le votazioni dei consiglieri comunali di molte città metropolitane e province, dopo il rinvio del governo deciso nel marzo scorso a sessanta giorni dopo il turno amministrativo, i politici si complimentano con i vincitori domandandosi chi li avrebbe votati. Semplice, si votano tra di loro. Vi avevano promesso di abolire le province, invece hanno abolito il voto dei cittadini”. Poi continuano decisi: “Rifondazione si batte per la reintroduzione del suffragio universale nelle province.Vogliamo qui richiamare in maniera sintetica, il nostro giudizio assolutamente negativo su questa legge (56/2014) che ha finto demagogicamente di abolire le province in nome dei costi impropri della politica – che noi realmente combattiamo – limitandosi invece ad abolire solo la democrazia dell’elezione popolare dei consigli, determinando un grave vuoto istituzionale rispetto alle funzioni precedentemente esercitate da questi enti territoriali di area vasta (scuola, strade, urbanistica, tutela dell’ambiente e del territorio ecc.). Vuoti che, abbinati ai tagli dei trasferimenti, si sono drammaticamente evidenziati rispetto all’assenza dell’operatività di funzioni in campo di manutenzione stradale, piani neve, rete scolastica ecc. e rispetto al destino del personale, ancora incerto e precario. Peraltro una delle ulteriori conseguenze positive della vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, fortemente voluto da Renzi, è il fatto che non è passata l’abolizione delle province come organo costituzionale ed istituzionale dello Stato; il che ha ulteriormente evidenziato il carattere truffaldinodella legge Del Rio (legge 7 aprile 2014 n. 56 ) di finta abolizione delle province, ma in realtà di semplice abolizione del voto popolare. Incomprensibile è stato che numerose sentenze della Suprema Corte, anche dopo della vittoria del No nel 2016, abbiano confermato il carattere transitorio di questa legge, non dichiarandola incostituzionale fino all’approvazione di una nuova normativa. Nuova normativa in fase di discussione, pur lentissima, nelle commissioni parlamentari, fino alla definizione di un tavolo tecnico con la partecipazione dell’ Upi, Unione Province d’Italia”. Infine concludono: “Non solo è stato rubato il voto ai cittadini, ma alle elezioni provinciali è stato introdotto anche un ulteriore sbarramento antidemocratico con un numero di firme per presentare una lista pari al cinque per cento dei consiglieri comunali aventi diritto al voto. Bisogna quindi, rilanciare la battaglia per l’abrogazione della legge Del Rio, frutto del populismo di una politica che invece di tagliare i privilegi sacrifica la democrazia”.