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Accusato di tentato omicidio resta 8 mesi in arresto, ma poi viene assolto. Odissea di un artigiano 40enne

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
9 Febbraio 2019
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Avezzano. Accusato di tentato omicidio resta 240 giorni in arresto, ma poi viene assolto. E’ quanto accaduto a Roberto Di Genova,  40 anni, di San Benedetto, che ha vissuto un incubo durato ben otto mesi. Ora, insieme al suo legale, Serena Gasperini, del foro di Roma, è pronto a chiedere il risarcimento per ingiusta detenzione. Era accusato di tentato omicidio perché, mentre era alla stazione di Pescina, avrebbe manifestato il desiderio di uccidere la moglie, che però si trovava a Scafa, nel Pescarese.

L’artigiano marsicano è stato  assolto dal giudice del tribunale di Avezzano Daria Lombardi. Secondo l’accusa, il marsicano “brandiva una mazzetta alla stazione di Pescina in attesa di prendere un treno”. Con questo strumento, sarebbe voluto andare a uccidere la moglie che si trovava sulla costa abruzzese. I fatti risalgono alla fine di giugno quando l’uomo fu arrestato dai carabinieri. Da allora, prima in carcere per 27 giorni perché mancavano i braccialetti elettronici che gli avrebbero permesso di uscire, e poi per 215 ai domiciliari, è rimasto sempre in stato di arresto. L’ingiusta detenzione prevede un indennizzo che può arrivare a 235 euro al giorno.

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L’uomo è rammaricato perché sente di “essere stato in galera senza motivo, solo per avere  un martello dentro allo zaino, uno strumento che usa per lavoro”. “Questa storia”, ha dichiarato, “mi ha insegnato che con la giustizia non si scherza e che purtroppo quando ci capiti dentro, anche se sei innocente e se vieni assolto, sei già condannato in partenza solo per il fatto di esserci finito in mezzo”.

Nonostante l’assoluzione, però, Di Genova è ancora in carcere perché il tribunale di Pescara, dove era stato aperto il procedimento a carico del marsicano, deve adeguarsi alla sentenza. “Il tribunale collegiale di Pescara”, ha fatto sapere l’avvocato  Gasperini, “ha faticato prima ad adeguarsi alla modifica della misura cautelare, e ora all’assoluzione. Secondo il tribunale di Pescara le istanze via pec non sono ammissibili poiché non si avrebbe la certezza di chi ha inviato. Ad Avezzano, la stessa istanza, via posta certificata è stata accolta. Alla fine giustizia è stata fatta. Lo stesso pubblico ministero, Andrea Padalino, con grande professionalità, ha chiesto l’assoluzione. E i tre magistrati erano altamente competenti. Ora passeremo al tribunale di Pescara che dovrà adeguarsi immediatamente a questo provvedimento”. L’uomo è ancora accusato anche di maltrattamenti in famiglia. “Chiederemo risarcimento per ingiusta detenzione”, ha annunciato il legale.

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