L’Aquila. “Giudichiamo molto positivamente la decisione della Regione Lazio che sta suscitando tante polemiche. Nessuno mette il discussione il diritto all’obiezione di coscienza ma è doveroso fare in modo che nel servizio sanitario nazionale sia garantita l’applicazione di una legge dello Stato. Non è il caso di fare guerre di religione” dichiarano Maurizio Acerbo e Viola Arcuri di Rifondazione Comunista e Sinistra Europea. “La legge 194 ha quasi 40 anni e ne sono passati poco meno dal referendum del 1980 quando fu sconfitto il tentativo di abrogarla. Anche la Regione Abruzzo dovrebbe seguire l’esempio della Regione Lazio visto che la percentuale di ginecologi obiettori è la stessa: 80,7%.
Nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei ginecologi, il 92,9% nella PA di Bolzano, il 90,2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo. Su 94 ospedali con un reparto di ostetricia e ginecologia, solo 62 effettuano interruzioni volontarie di gravidanza. Cioè solo il 65,5% del totale. Meno accentuata, ma sempre molto alta la percentuale di anestesisti obiettori che, in media, è pari al 49,3 per cento. Anche in questo caso i valori più elevati si osservano al Sud, con un massimo di 79,2% in Sicilia, 77,2% in Calabria, 76,7% in Molise e 71,6% nel Lazio. Mentre il personale medico obiettore raggiunge percentuali pari al 46,6% con un massimo di 89,9% in Molise e 85,2% in Sicilia.