Pescara. Accogliere un minore in affido significa sostenere un bambino e la sua famiglia in un periodo in cui si trovano ad affrontare un momento critico nella vita. E’ un gesto di solidarietà e altruismo che si può compiere seguendo un percorso meno articolato rispetto all’adozione, ma che “restituisce” amore e gratitudine. Attualmente sono 10 i minori accolti con questo istituto mediante il supporto dei Servizi Sociali del Comune di Pescara, 4 le famiglie che hanno scelto di affiancare l’intero nucleo familiare e non solo il bambino. Altri si preparano a farlo attraverso una serie di incontri informativi e formativi organizzati dagli operatori dell’Equipe Affido. Il prossimo si terrà il 19 giugno, dalle 16 alle 18, nei locali del Centro Servizi Famiglie di piazza Italia.
Il tema, che verrà illustrato dalla psicologa Claudia Paraguai della cooperativa Orizzonte, sarà “Famiglia biologica e famiglia affidataria. Aspetti psicologici della doppia appartenenza dei minori accolti”. Il 21 giugno, sempre dalle 16 alle 18, sarà possibile ascoltare le testimonianze di alcune famiglie affidatarie. “L’affido è una risposta concreta ai bisogni di famiglie con minori che si trovano a vivere una situazione di difficoltà temporanea”, spiega l’assessore Antonella Allegrino. “E’ una scelta che si può fare accogliendo solo il minore o l’intera famiglia. In questo ultimo caso si parla di affiancamento familiare. L’istituto è aperto a tutti: a coppie con o senza figli e a persone singole, che si rendono disponibili ad educare e aiutare un bambino e ad accompagnarlo per un tratto della sua vita, nel rispetto della sua identità e appartenenza familiare. In questo modo, il minore ha la possibilità di vivere in un ambiente accogliente, che lo aiuta a superare un periodo difficile senza interrompere i rapporti con la propria famiglia. Allo stesso tempo, la famiglia naturale ha l’opportunità di riorganizzare le proprie risorse per poterlo riaccogliere. Scegliere l’affido vuol dire compiere un gesto d’amore e di solidarietà, ma si riceve tanto in cambio, come rivelano le testimonianze delle persone che hanno già affrontato questo percorso perché credono nel valore, anche sociale, del sostegno fra famiglie. Aiutare un bambino ad uscire da un periodo buio e a riacquistare serenità e fiducia, fa crescere anche la famiglia affidataria e fa nascere legami che non si dissolvono al termine dell’esperienza, ma che durano nel tempo. Con l’affido, inoltre, si evita il ricorso alle case-famiglia e alle comunità educative per minori: è un aspetto molto importante sia sotto il profilo psicologico, per l’esperienza che vive il bambino, sia per la riduzione delle spese che gravano sul Comune. L’accoglienza in queste strutture costa alle casse comunali da 2.500 a 3.500 euro al mese per ciascun minore, mentre le famiglie che scelgono l’affido ricevono sostegni ed aiuti modulati a seconda dell’impegno profuso. Chi intende fare questa esperienza è bene che sia adeguatamente informato: è il motivo che ci ha spinto ad organizzare i corsi, resi obbligatori, peraltro, dalla normativa vigente con la costituzione dell’equipe affido, al fine di formare e valutare le famiglie che si candidano a vivere questa forma di accoglienza”.