Pescara. “Il punto più basso toccato da quando, nel lontano 1970, si votò per la prima volta per le elezioni regionali. Un atteggiamento improntato ad arroganza e prepotenza istituzionale. Un modo di agire che calpesta il concetto di rappresentatività e che considera carta straccia la Costituzione della Regione Abruzzo ossia il proprio Statuto. Che il Partito democratico fosse alla canna del gas, pure gli ebeti lo avevano compreso. Ma che a quattro mesi dal voto si facesse promotore di radicali modifiche alla legge elettorale, in pochi potevano immaginarlo”. E’ aspra e sferzante la presa di posizione che il consigliere Leandro Bracco ha reso nota tramite un comunicato stampa diramato questa mattina. “Stigmatizzo con estrema fermezza”, afferma l’esponente di Sinistra Italiana, “la proposta di legge presentata dal capogruppo del PD Sandro Mariani volta a modificare il sistema elettorale a poche ore dalle dimissioni da presidente della Giunta di Luciano D’Alfonso e al contestuale scioglimento del Consiglio regionale”.
“L’articolo 14 comma 2 dello Statuto della Regione Abruzzo”, prosegue Bracco, “prevede che ‘nei sei mesi antecedenti la scadenza della legislatura, il Consiglio non può adottare né modificare leggi in materia elettorale’. Appare ovvio, se non di diritto almeno di fatto, che si sia negli ultimi sei mesi della legislatura, ragione per cui una modifica last minute si tradurrebbe in una violazione dello spirito della legge, la quale vuole evitare modifiche delle regole del gioco da parte della maggioranza uscente tendenti a favorire se stessa a discapito delle altre forze politiche”. “Nel merito”, rileva il Consigliere Segretario, “la proposta del PD ha il fine di alzare le soglie di sbarramento per l’accesso alla ripartizione dei seggi con il risultato di cancellare le liste minori che non dovessero superare lo sbarramento minimo. L’attuale norma prevede la soglia del 4% per le liste che corrono da sole e il 2% per quelle che si presentano in coalizione. Il Partito Democratico vorrebbe alzare la soglia delle liste indipendenti all’8% e di quelle coalizzate al 3%. Se ne deduce che verrebbe mutilato il principio della rappresentatività, comprimendo la volontà popolare e semplificando artificialmente la complessità dei valori che vengono oggi rappresentati all’interno del Consiglio regionale il quale è composto da 31 consiglieri”.
“E’ evidente”, sottolinea Bracco, “che proprio i 31 consiglieri debbano rappresentare una popolazione di oltre 1,3 milioni di abitanti per cui sarebbe insensato cancellare con un tratto di penna decine di migliaia di voti che oggi consentono anche alle forze minori di poter avere il loro rappresentante in seno all’unica assemblea legislativa abruzzese. Per non parlare poi della sentenza dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo datata 2005 (la numero 30386) che afferma che ‘Se uno Stato modifica troppo spesso le regole elettorali fondamentali o se le modifica alla vigilia di un voto, si corre il rischio di compromettere il rispetto e la fiducia nelle garanzie di una libera elezione’”. “Il PD e i suoi alleati”, conclude Leandro Bracco, “si rendano conto di aver superato il confine dell’accettabile e dell’ammissibile e non proseguano oltre. In caso contrario si giungerà a un punto di non ritorno nel quale le carte bollate non si conteranno più ma soprattutto il rapporto fiduciario tra elettori ed eletti, già di per sé assai traballante, subirà un altro durissimo colpo le cui conseguenze si sentiranno negli anni a venire”.