Mosciano Sant’Angelo. “Diversi stop. Molte integrazioni documentali. E il 19 luglio scorso, da parte della società proponente, una nuova richiesta di sospensione del procedimento. E poi evidenti criticità e la non conformità urbanistica. Un percorso a dir poco tortuoso e assai accidentato e problematico quello che da oltre un anno a questa parte sta affrontando la società Ctip Blu che a Mosciano Sant’Angelo, nel Teramano, vorrebbe realizzare un impianto per la produzione di biometano e una sezione adibita al compostaggio. Oramai l’Abruzzo pare essere destinata a diventare la terra alla quale destinare rifiuti di ogni sorta. L’esecutivo D’Alfonso, rispetto questa iniziativa, sia protagonista di un no categorico. La priorità non ce l’ha il profitto di qualche imprenditore privato bensì la salute e qualità della vita della collettività teramana e abruzzese”. Il consigliere Leandro Bracco conferma la propria sensibilità ambientale occupandosi di una vicenda che sta turbando non poco la tranquillità degli abitanti di Mosciano Sant’Angelo, undicesima realtà più abitata rispetto ai 47 Comuni che compongono la provincia di Teramo. “Esattamente un anno fa – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – la società Ctip Blu ha presentato un progetto per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano dalla digestione anaerobica fonti rinnovabili/matrici organiche biodegradabili provenienti da scarti dell’agro-industria e dalla raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) per circa 48mila tonnellate all’anno. Inoltre l’iniziativa – prosegue Bracco – prevede una sezione di compostaggio del digestato solido che residua dal processo principale di digestione anaerobica. Nel progetto viene inoltre esplicitato come l’esercizio della sezione di compostaggio potrà essere modulato o sospeso in funzione della garanzia di operatività del CIRSU e, inoltre, la sezione di depurazione del digestato liquido sarà finalizzata alla produzione di acque riutilizzabili dal Consorzio di Bonifica Nord”. “L’iniziativa – evidenzia il Consigliere Segretario – per volontà della stessa ditta ha subìto molti arresti con molteplici integrazioni documentali arrivate nel corso del tempo. Evidente dunque è stata la volontà di correggere un progetto carente. Basti dire che di recente e a distanza di pochi giorni, la società Ctip Blu ha prima presentato, il 9 luglio scorso, istanza di riattivazione della procedura e poi inviato, dieci giorni dopo, una comunicazione avente a oggetto una richiesta di nuova sospensione del procedimento. Un procedere realmente poco lineare”. “Inoltre dalla documentazione prodotta in sede di Valutazione di impatto ambientale e Autorizzazione integrata ambientale – sottolinea Bracco – il progetto risulta azzoppato da evidenti criticità, in particolare la non conformità urbanistica. Quanto proposto dalla Ctip Blu, qualificabile come attività di trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi, risulta incompatibile con la destinazione d’uso ammessa dal PRG del Comune di Mosciano. Inoltre l’impianto disterebbe soltanto 500 metri dal centro abitato. Circostanze, queste, rilevate nelle osservazioni redatte dalla stessa Amministrazione comunale”. “A questi elementi, di per sé sufficienti a rendere il progetto improcedibile – rimarca Bracco – se ne aggiungono altri. In particolare merita rilievo il fatto che il digestato liquido ossia il residuo del processo di trattamento dei rifiuti organici, verrebbe destinato come sostanza nutritiva dei terreni. Questo tipo di attività non trova riscontro né nel decreto legislativo n. 75 del 29 aprile 2010 ‘Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88’ né nella Direttiva Nitrati. Note sono le criticità relative a questo tipo di attività, prima fra tutte la perdita proprio di nitrati e il rischio di contaminazione delle acque al quale si sommerebbe il pericolo derivante dal rilascio di dosi eccessive di ammoniaca in atmosfera proprio a seguito dello spandimento. Fatti, questi, gravissimi. In pratica sui terreni e nelle acque potrebbero finire sostanze che ne alterano in modo incontrollato la qualità. Tutto questo è la dimostrazione più nitida di come si tratti a tutti gli effetti di un impianto a dir poco impattante i cui effetti negativi, come spesso accade, ricadrebbero solo ed esclusivamente sulle spalle delle comunità locali”. “E lascia davvero perplessi – nota Bracco – la notizia secondo la quale la società proprietaria del sito, la ‘Le Balze sas’, abbia ritenuto di dare avvio a unamoral suasionscrivendo una lettera all’amministrazione comunale di Mosciano Sant’Angelo nel tentativo, presumibilmente, di ottenere l’approvazione dell’iniziativa”. “Fermo anche questa volta – conclude Leandro Bracco – deve essere il no all’impianto moscianese e soprattutto definitivo il rigetto della Regione Abruzzo che pare sempre più preoccupata di accontentare qualche imprenditore anziché farsi carico della salute e della qualità di vita dei propri cittadini”.