Pescara. Chiusura indagini con avviso a cinque persone, tra cui il governatore della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, nell’inchiesta conosciuta come ‘Pescaraporto’ sulla variazione di destinazione d’uso di un’area vicino al porto di Pescara. Le accuse sono di falso in atto pubblico e abuso patrimoniale. L’inchiesta, condotta dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi, e dal pm Anna Rita Mantini, e giunta a conclusione ieri, come anticipato dalla stampa locale, oltre a D’Alfonso, vede indagati il suo ex segretario particolare Claudio Ruffini, il capo di gabinetto del sindaco di Pescara, Guido Dezio, l’avvocato Giuliano Milia e il dirigente del servizio regionale del Genio civile di Pescara, Vittorio Di Biase.
“Mi aspettavo di essere il primo a ricevere questo atto e invece per l’ennesima volta lo leggo dalla stampa. Spero di
individuare prima o poi questa manina o queste manine così interessate allo spettacolo giudiziario”, dice il
governatore interpellato a margine di un evento a Pescara. “Francamente”, prosegue D’Alfonso, “sono molto infastidito e troverò qualche iniziativa per mettere alla berlina coloro che organizzano questa gestualità distributiva prima che l’interessato sappia e conosca”. Una spettacolarizzazione”, continua il governatore, “che non accenna a cessare in Abruzzo e soprattutto a Pescara. Penso di sapere anche qual è la veste dell’ambito delle manine che procedono a distribuire queste carte. Sono manine di contrattualizzati dello Stato”, dice D’Alfonso rispondendo ai cronisti, “che non riescono a capire che il loro compito è di accertare la verità, non di produrre nocumento alla storia di vita delle persone”.
“Questa mattina mi è stato chiesto se sapevo e ho risposto: fatemi leggere i giornali e poi dirò. Detto questo”, afferma il governatore abruzzese – mi sembra si tratti di un’inchiesta che farà molta fatica a cercare di mettere in evidenza la distinzione fra verosimiglianza e verità e mi dispiace che farà molta fatica, perché io penso che debba essere facile mettere in evidenza la verità. Io parteciperò anche a questo procedimento giudiziario versando in atti patrimonio conoscitivo e documenti, nella speranza che trovino idoneità di lettura e rilettura. Penso”, sottolinea ancora D’Alfonso, “che debba essere garanzia del cittadino quando viene sottoposto ad accertamento conoscitivo, che si leggano con attenzione tutti gli elementi. Ricordo che parliamo”, spiega D’Alfonso, “di una concessione edilizia del 2012 e parliamo di un’attività inibitoria per quanto riguarda le vicinanze del fiume che questa Giunta e questa persona giuridica hanno stabilito come attività inibitoria. Sono pronto ora”, conclude il governatore, “a rendere ulteriore collaborazione affinché la complessità del diritto urbanistico e amministrativo trovino facilitazione di lettura”.