Chieti. Peggiorano le condizioni di salute di Sergio Marchionne. Nato a Chieti nel 1952, doppia nazionalità italiana e canadese, due figli, Marchionne diventa amministratore delegato della Fiat nel 2004, alla morte di Umberto Agnelli, al posto di Giuseppe Morchio. L’azienda, allora, è vicina al fallimento, rimasta a galla anche grazie al prestito convertendo concesso da una cordata di banche: il bilancio 2003 presenta un rosso di 2 miliardi e una perdita operativa di 500 milioni. Il manager in pullover blu, arrivato dalla società svizzera Sgs ma un perfetto sconosciuto per la maggior parte degli italiani, trasforma la Fiat in un gruppo globale. Peggiorano però sempre di più le sue condizioni di salute e così, necessariamente, si è dovuta rendere un’ accelerazione della successione alla guida di Fca, Ferrari e Cnh Industrial. Mike Manley, responsabile del brand Jeep è, dunque, il nuovo amministratore delegato di Fca. “Le condizioni di Marchionne” , spiega il gruppo, “sono peggiorate dopo che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore”. “Il consiglio di amministrazione di Fca”, si spiega, ha deciso dunque “di accelerare il processo di transizione per la carica di ceo in atto ormai da mesi e ha nominato Mike Manley amministratore delegato”. Il nuovo amministratore delegato di Fca, Mike Manley, e la squadra di management del gruppo automobilistico “lavoreranno alla realizzazione del piano di sviluppo 2018-2022 presentato a Balocco il primo giugno scorso, che assicurerà a Fiat Chrysler Automobiles un futuro sempre più forte e indipendente”. L’attuale presidente della Fiat, John Elkann, ha così commentato le ultimi vicissitudini riguardanti l’imprenditore chietino: “sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia. Quello che mi ha colpito di Sergio fin dall’inizio, quando ci incontrammo per parlare della possibilità che venisse a lavorare per il Gruppo, più ancora delle sue capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, furono le sue qualità umane, la sua generosità e il suo modo di capire le persone.
Negli ultimi 14 anni, abbiamo vissuto insieme successi e difficoltà, crisi interne ed esterne, ma anche momenti unici e irripetibili, sia dal punto di vista personale che professionale”. “Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile”, continua l’imprenditore italiano, “per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico. Ci ha insegnato a pensare diversamente e ad avere il coraggio di cambiare, spesso anche in modo non convenzionale, agendo sempre con senso di responsabilità per le aziende e per le persone che ci lavorano. Ci ha insegnato che l’unica domanda che vale davvero la pensa farsi, alla fine di ogni giornata, è se siamo stati in grado di cambiare qualcosa in meglio, se siamo stati capaci di fare una differenza. E Sergio ha sempre fatto la differenza, dovunque si sia trovato a lavorare e nella vita di così tante persone”. “Oggi, quella differenza continua a farla la cultura che ha introdotto in tutte le aziende che ha gestito e ne è diventata parte integrante”, conclude Elkann, “le transizioni che abbiamo appena annunciato, anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura. Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni. Chiedo a tutti di comprendere l’attuale situazione, rispettando la privacy di Sergio e delle persone che gli sono più vicine”. @AntenucciGiulia