Il ricordo nostalgico del circuito di Pescara
Il campionato di Formula 1 continua ad essere uno dei più seguiti in assoluto, sebbene ultimamente molte regole siano cambiate e la sicurezza abbia preso il posto della spettacolarità dei sorpassi e delle manovre. La stagione 2018, iniziata pochi mesi fa, sta vedendo una battaglia importante ai piani alti con Lewis Hamilton e Sebastian Vettel che finora hanno vinto tre gran premi a testa. Tutto lascia presagire che la lotta al vertice sarà più aspra di quella dell’anno scorso e che finalmente la Ferrari potrà tenere testa alla Mercedes in modo più continuo. Decisivo sarà il Gran Premio d’Italia, che si disputerà in quel di Monza a settembre, come d’abitudine. Eppure, né questo tracciato né quello di Imola sono stati i primi ad ospitare una gara di Formula 1 in Italia.
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Fangio l’abruzzese
In questo contesto, è importante ricordare quando in Italia i circuiti più utilizzati erano quelli del centro della penisola. Al di là della mitica pista di Vallelunga, non lontano da Roma, il circuito di Pescara fu il primo ad essere lo scenario di una gara di F1. Ciò accadde nel 1957, quando nel capoluogo abruzzese e nelle città limitrofe questo particolare circuito cittadino vide impegnati i migliori piloti del momento. Ad imporsi in quell’occasione fu Juan Manuel Fangio, mitico pilota argentino simbolo dello sport per eccellenza, non solo in madre patria, ma in tutto il mondo. Stiamo parlando del più grande circuito nel quale si sia mai disputata una gara di Formula 1, per via degli oltre 25 km che occupavano i suoi rettilinei e le sue curve che costeggiano l’attuale tangenziale. Non a caso il libro dei Guinness dei primati lo segnala come il circuito più lungo di sempre in F1. Fu il caso a dare gloria al percorso urbano e autostradale abruzzese, dato che fu cancellato all’improvviso il Gran Premio del Belgio e dei Paesi Bassi, e Pescara venne scelta come sostituta. Si trattava di un tracciato già allora molto ostico e pericoloso, nel quale dal 1924 si svolgeva la Coppa Acerbo, il che lo rendeva già piuttosto rodato e collaudato. I successi di Fangio in questo tracciato erano, in qualche modo, una ricompensa del destino. Il grande pilota argentino era infatti figlio di emigranti della provincia di Chieti che si erano recati in Sudamerica per cercare fortuna. La storia volle dunque che il “nipote” della sua terra si imponesse nella stessa per ampliare maggiormente il mito della sua leggenda di pilota, per molti il più grande dell’epoca in cui la televisione e le foto erano ancora in bianco e nero.
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Altri tempi
In molti appassionati di questo sport si chiedono cosa avrebbero combinato Lewis Hamilton o Sebastian Vettel in un circuito del genere. I due campioni che si giocano il titolo di quest’anno con Hamilton, il 2 luglio favorito con vittoria pagata 2 volte la puntata secondo le migliori quote, avrebbero dato sicuramente spettacolo in Abruzzo. Quasi settant’anni fa, a stabilire il record di velocità fu sempre Fangio, che raggiunse 310 km in uno dei rettilinei, percorrendo quello che si chiamava “chilometro lanciato” e corrisponde ora a Via Vestina. Tale circuito partiva dalla parte nord della città per poi dirigersi verso l’esterno, costeggiando il fiume cittadino per recarsi finalmente fuori verso i paesi di Villa Raspa e Spoltore, dai quali una serie di divertenti e ostiche curve portavano fino a Cappelle sul Tavo. Da quel luogo i piloti si dirigevano finalmente verso il mare per poi intraprendere il già citato “chilometro lanciato” e finire sulla via Nazionale Adriatica e terminare il lunghissimo giro. Si tratta, insomma, di un tracciato d’altri tempi, abbandonato ormai dal 1961 e che oggi coincide con il tratto di SS 16 compreso tra Montesilvano e Pescara (prima il rettilineo principale) e la SR 16 bis che passa per le colline circostanti. La nostalgia di questi circuiti cittadini, nei quali si poteva anche godere di viste di splendide paesaggi è forte, ma la necessità di dare maggior sicurezza ai piloti e agli spettatori ha fatto sì che oggi si gareggi su piste molto più corte, più protette e meno rischiose.
Prima di Spa
Se oggigiorno il circuito di Spa Francorchamps è reputato uno dei più spettacolari di tutti, all’epoca quello di Pescara aveva praticamente la stessa fama. Questo perché si trattava di un tracciato dove la velocità e le manovre rischiose erano all’ordine del giorno e, data l’epoca, il livello di competitività era molto più alto. Le difficoltà erano evidenti, in special modo per via dell precarie condizioni di sicurezza nelle quali si dovevano disimpegnare i piloti. In primis perché, come spesso accadeva nei circuiti cittadini, le traiettorie delle curve erano poco adatte alla velocità che poteva avere una monoposto all’epoca, considerata anche l’aerodinamica dell’automobile stessa. Inoltre, va ricordato che lungo tutto il tracciato si riunivano tantissimi spettatori (le stime della gara del 1957 parlano di oltre 200.000 spettatori). Non a caso nel 1934, la giovane promessa Guy Moll perse la vita a causa di un tragico incidente, qualcosa che oggi difficilmente accadrebbe, grazie all’elevata sicurezza degli abitacoli.
Tuttavia, il romanticismo e l’ebbrezza di quelle curve saranno ricordate per sempre dagli appassionati di Formula 1 più attempati, che continuano a seguire questo sport nonostante i tanti cambiamenti: chi ama le quattro ruote, non smetterà mai di trepidare per un sorpasso in curva o per una vittoria al fotofinish sul rettilineo finale.