Vasto. Dalla lettura dei tanti messaggi inviati sul telefonino della ragazza, anche quando era in caserma dai Carabinieri a sporgere denuncia, e dall’ascolto delle telefonate in diretta emerge la condizione di schiavitù e di asservimento della minore ai desideri dei suoi due coetanei che da due anni la sottoponevano a violenze sessuali di gruppo. Almeno tre volte alla settimana per due lunghi anni. In una delle conversazioni su WhatsApp tra Antonella, all’epoca 14enne, e Marco (nomi di fantasia per entrambi, coetanei e studenti) si legge. A: “Io ti giuro, non so come fare a venire, ma non possiamo fare domani?”. M: “Ma che domani, mi stai a prendere per il c…”. A: “Ma io oggi non posso, io oggi non posso.”. M: “Ma che oggi ‘non posso?!” A: “Dai, ti prego, veramente, ti prego…”. M: “Ma che ‘Ti prego’, mi stai a prendere per il c… se mi dici un po’ più tardi va bene lo stesso, ma oggi si deve fare per forza!”. A: “Ma io anche più tardi non posso…”. M: “Eh sì, e più tardi non puoi e mo’ non puoi… il pomeriggio presto non ci stai, ma che è?”. A: “Ci vediamo domani pomeriggio, te lo giuro, te lo giuro… ci vediamo domani pomeriggio…”. M: “Ma che ‘ci vediamo domani pomeriggio’, non esiste proprio… io te l’ho detto, vedi tu come ti devi comportare, tra un quarto d’ora ti chiamo e voglio sapere”. A: “… se no, scusa, che fai?”. M: “se tu non vieni lo so io che fare… stai tranquilla…”. A: “No, tranquilla no… tu ora mi dici che fai…”. M: “Mi arrabbio…”. A: “E dopo che ti arrabbi?”. M: “… lo so io…”. Conversazioni ripetute e ricche di “dettagli probatori che evidenziano – come ha spiegato il maggiore Amedeo Consales, comandante della Compagnia di Carabinieri di Vasto – la veridicità di quanto si consumava da anni e della sudditanza psicologica della ragazza”. “Toni perentori – conclude l’ufficiale – di chi ha piena disponibilità della vittima”.