L’Aquila. Il Movimento politico Civiltà Italiana torna ad affrontare il tema del trasporto pubblico in Abruzzo, “da sempre mal gestito come si dimostra dallo stato in cui sono state ridotte le ex tre società pubbliche di trasporti ed in particolar modo l’ARPA. Vogliamo prendere spunto”, rende noto il Movimento, “da una improvvida comunicazione dell’Amministratore Delegato di RFI fatta all’ex presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso nello scorso febbraio per comunicare l’approvazione da parte del CIPE, avvenuta quasi un anno prima (agosto 2017), di due consistenti investimenti sulla rete ferroviaria abruzzese e più precisamente 75 milioni di euro per il potenziamento della linea Terni-Rieti-L’aquila- Sulmona e 111 milioni di euro per il raddoppio della linea Pescara-Chieti. Ritenendo la comunicazione inopportuna in quanto tardiva e dal vago sapore elettorale , entriamo nel merito dei due investimenti. Crediamo che chi li ha proposti ed approvati, forse, non è mai stato in Abruzzo e sicuramente non ne conosce le necessità di mobilità. Riteniamo che gli investimenti sulla linea Terni-Rieti-L’aquila-Sulmona di ben 75 milioni di euro e sulla linea Pescara-Chieti per ben 111 milioni, se non sono completamente inutili, visto lo scarso ritorno in termini di benefici, sono quanto meno a bassissima priorità”
“E’ incomprensibile”, continua, “come ancora oggi per la tratta Avezzano-Roma, che conta migliaia di pendolari, non sia stato previsto nulla. Nell’aprile 2014 Civiltà Italiana in un convegno “Marsica Capitale” tenutosi presso il Castello Orsini di Avezzano, aveva messo in evidenza la gravissima situazione dei pendolari sulla linea Avezzano-Roma, che sono costretti a viaggiare in orari impossibili e con tempi lunghissimi. Per questo Civiltà Italiana aveva fatto uno studio di fattibilità proponendo corse di circa 1 ora da dare in gestione alla ex FAS. Infatti lo stesso studio aveva messo in evidenza la pessima gestione della Sangritana, constatando che la stessa aveva treni e personale inutilizzati fermi nei depositi e che gli stessi potevano essere utilizzati per risolvere l’annoso problema dei pendolari nella tratta Avezzano-Roma e ridare slancio all’economia della Marsica in primis e dell’Abruzzo intero a seguire. I vertici della FAS al momento avevano accolto con interesse la proposta, ritenendola fattibile, ma nulla è stato fatto”.
“Ricordiamo”, conclude, “che nel maggio 2015, il movimento è stato l’unica voce che ha dissentito alla fusione che ha dato origine alla TUA presentando una formale opposizione al Consiglio Regionale. Nell’opposizione venivano evidenziate e contestate tutte le carenze presenti nel cosiddetto “piano strategico” che di strategico non aveva nulla. Un piano privo di qualsiasi contenuto e pieno di enunciazioni generiche e spesso in contrasto tra loro. Nello stesso, inoltre, era palese il totale disinteresse per tutte le aree interne, alcune neanche prese in considerazione vedi la zona Frentano-Peligna, per altre, come la Marsica sono bastate due righe. Nello stesso piano era a noi apparso evidente il tentativo di salvataggio di altre due aziende L’AMA dell’Aquila e la SCAV di Avezzano, forse il prezzo del silenzio da parte dei consiglieri di queste due zone. Il punto cruciale da noi messo in evidenza è che tre società fallimentari non avrebbero potuto dar luogo ad una società “in salute” se tutto restava invariato e così è stato, e per tutti evidente nei fatti che con l’avvento della TUA nulla è cambiato nella gestione del trasporto pubblico abruzzese, che ha carenze strutturali di gestione da parte di un management inadeguato, l’unica evidenza del cambiamento è la sostituzione della scritta sugli autobus e neanche su tutti”.