L’Aquila. Bufera sulla maggioranza di centrodestra che amministra da circa 10 mesi il Comune di L’Aquila dopo la scoperta di un gruppo Whatsapp, finalizzato a scambiarsi informazioni amministrative, di cui fanno parte i capigruppo di maggioranza, che ha come immagine L’Aquila nera poggiata su un fascio orizzontale, simbolo della Repubblica Sociale di Salò. Mentre nella maggioranza guidata dal sindaco, Pierluigi Biondi, ex iscritto a Casapound ora in Fratelli d’Italia, è scattata la caccia al franco tiratoreche ha diffuso lo screenshot, divampa la polemica politica con critiche di Si sezione L’Aquila, Articolo 1-Leu ed Anpi.
“E’ un fatto vergognoso – spiegano da Sinistra Italiana -. In un paese normale, nostalgici fascisti ai vertici di una Istituzione si dovrebbero dimettere per aver insultato con il loro comportamento alquanto deprecabile la Costituzione repubblicana, la storia del Paese ed in particolare la Città di L’Aquila, per il suo contributo anche di vite umane dato alla Resistenza”. Per Articolo 1-Leu, “si tratta di un oltraggio alla città, alla sua storia, alla Repubblica e alla Costituzione. Il centrodestra che guida L’Aquila da ormai 10 mesi si sta distinguendo per aver gettato la città nella paralisi amministrativa, politica ed economica, con continue risse interne alla maggioranza. Come se ciò non bastasse, questo centrodestra non perde occasione per mostrare quale sia la propria reale cultura, con continue gaffe e richiami al ventennio fascista che coprono la città di vergogna, facendola assurgere alle cronache nazionali per i continui riferimenti ideologici, dei suoi amministratori, al periodo più buio e doloroso del nostro Paese”. “Abbiamo dei nostalgici fascisti al vertice delle istituzioni del Comune dell’Aquila – denunciano in una nota il segretario provinciale dell’Anpi, Fulvio Angelini, e quello della sezione di L’Aquila, William Giordano, che parlano di “un particolare inquietante”, ricordando come la Repubblica di Saló fosse “lo Stato fantoccio voluto da Adolf Hitler dopo l’8 settembre del ’43 per controllare quella parte dell’Italia ancora non liberata, sotto quella bandiera e per colpa dei capi di quella repubblica sono morte centinaia migliaia di italiani, fucilati o nei campi di sterminio”.