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Opere d’arte rubate dalle chiese terremotate dell’Aquila, recuperate dai Carabinieri

Redazione Centrale di Redazione Centrale
13 Marzo 2018
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L’Aquila. Rubati alle chiese, anche quelle terremotate dell’Aquila da anni inagibili e chiuse, per decorare una serie di ville della Costiera amalfitana da dare in affitto a ricchi villeggianti. E’ il paradossale destino di 37 piccoli e grandi capolavori dell’arte, un tesoro di tele e di tavole nel quale spiccano cinque secentesche pale d’altare, ma anche uno splendido “Cristo che prega nell’orto” attribuito a Guido Reni, che i carabinieri dei beni culturali (Tpc) hanno recuperato in esecuzione di un decreto di perquisizione e sequestro
emesso dalla Procura della Repubblica di Salerno. Un bottino accumulato in vent’anni di furti messi a segno un po’ in tutta Italia e per il quale sono state denunciate tre persone. L’indagine, spiegano dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, è partita a settembre 2017. L’attenzione degli investigatori era caduta su una serie di imprenditori che risultavano proprietari di una gran quantità di opere d’arte antiche di dubbia provenienza.

Ulteriori approfondimenti, coordinati dalla procura della Repubblica di Salerno, hanno portato all’identificazione di un gruppetto di ricettatori, ma anche di una serie di collezionisti pronti a comprare quadri e altre antichità senza troppo indagarne la provenienza. Le successive perquisizioni e poi il lavoro di confronto con le opere censite nella “Banca Data del beni culturali illecitamente sottratti” hanno confermato che 37 tra tele, tavole e pale d’altare erano effettivamente state rubate. In particolare proprio le pale, risalenti al ‘600 e ‘700, risultavano trafugate prima del dicembre 2012 da due chiese dell’aquilano martoriate dal terremoto e non ancora riaperte al pubblico: si tratta di San Nicola a Capestrano e San Giacomo Apostolo a Scoppito. Due tavole del XVI secolo facevano invece parte di un polittico della Chiesa di San Rocco di Formia (Lt), mentre il dipinto di Guido Reni era stato rubato nell’agosto del 2012 nell’abitazione di una famiglia nobiliare napoletana. Tutte meraviglie, almeno quelle di proprietà pubblica, che presto, assicurano gli investigatori, tutti potranno ammirare di nuovo.

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