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Innevamento artificiale al Bosco di Sant’Antonio, la Soa dice no: “difendiamo il valore della natura”

Raffaele Castiglione Morelli di Raffaele Castiglione Morelli
12 Marzo 2018
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Teramo. Il meraviglioso Bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo, con il suo immenso valore paesaggistico ed identitario in pieno Parco nazionale della Majella, potrebbe affrontare la realizzazione di un intervento di innevamento artificiale secondo il progetto presentato il 9 marzo in un convegno sull'”Altra Neve”. SOA, LIPU e Altura ritengono che in un Parco nazionale la naturalità sia il valore fondante da difendere e su cui provare a costruire un’economia veramente sostenibile. Una scelta doverosa non soltanto dal punto di vista pratico e legale, visti i plurimi vincoli imposti dalle norme italiane e comunitarie sul sito, ma anche ideale, considerato che i parchi dovrebbero offrire strumenti per gestire il territorio in maniera diversa rispetto al disastro fatto nel resto del territorio nazionale.


In un comunicato stampa, scrivono: “Già l’uso delle parole “artificiale” e “programmato” messe accanto a “neve” in un’area protetta dovrebbe far rabbrividire visto che poi bisogna considerare il consumo di acqua, sempre più preziosa a causa dei cambiamenti climatici, le opere di captazione e stoccaggio e gli stessi consumi energetici totalmente insostenibili. Insomma, in un parco nazionale bisognerebbe sottrarsi proprio da quella spirale di interventi che è poi la causa dei cambiamenti climatici e della scarsità di neve, proponendo un uso del territorio e delle risorse sostenibile anche attraverso l’educazione al senso del limite”.

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Continuano, “Ci sono montagne di studi scientifici sugli effetti negativi della neve artificiale sulla vegetazione, perché sconvolge i cicli naturali nel suolo e dell’acqua. Al Bosco di Sant’Antonio si aggiungerebbe per settimane anche l’impatto paesaggistico delle orribili strisce di neve delle piste da sci di fondo intervallate da vaste aree dove magari non è caduta la neve e dove vivono piante rarissime con fioriture eccezionali. Infine, ricordiamo che la quota è bassissima, 1300 metri sul livello del mare, e sulle Alpi da tempo a quelle quote hanno abbandonato ogni velleità di questo tipo anche per i costi insostenibili. Figurarsi sull’Appennino dove basta una giornata di scirocco per far sciogliere tutto e azzerare un progetto fatto magari con fondi pubblici”. Infine, “Auspichiamo che, come avviene in Natura, questo progetto si sciolga come la neve al sole. Si allega una foto di una delle slide proiettate al convegno sul progetto”.
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