L’Aquila. Stavano proiettando un film quando improvvisamente un giovane entra, inizia a provocare una ragazza e poi la insegue al bagno insultandola. Questo quanto avvenuto nei giorni scorsi nell’asilo occupato di viale Duca degli Abruzzi dove ha sede l’Arcigay “Massimo Consoli” dell’Aquila. A raccontarlo è il segretario dell’associazione Leonardo Dongiovanni che attraverso il portale del circolo ha voluto dire a tutti quello che è accaduto. “E’ successo mercoledì sera, mentre con i ragazzi del circolo Arcigay L’Aquila, nella sala proiezioni intitolata a Mario Monicelli, ci occupavamo di far volgere al meglio l’ennesimo appuntamento con l’apprezzato Cineforum LGBT”, ha spiegato il segretario, “ambiguamente, un personaggio sulla ventina non noto né ai ragazzi di Massimo Consoli, né agli abituali frequentatori del posto, intrufolatosi all’interno della “casa” dell’associazione con modi scomposti e scevri da ogni forma di rispetto, ha dapprima infastidito una mia amica, al punto di inseguirla irruentemente in bagno nonostante le sue urla di sdegno, per poi aggredire verbalmente anche il sottoscritto, ivi accorso. Tornato in ufficio, tra sberleffi “cameratisti” di vario genere, deliranti critiche rivolte all’impegno politico di Arcigay e ai suoi membri, il tale dall’identità morale inizialmente schiva, è passato alle maniere forti: provocazioni verbali, offese personali, minacce e denigrazioni nei miei confronti, mentre io cercavo per quanto possibile “bonariamente” di contenere la situazione, anche per evitare che il tutto degenerasse a spese degli ospiti nella sala cinema. Dopo giochi di parole e deliri di ogni tipo riguardanti l’”eticità” e la “romanità”, che delineavano finalmente la matrice omofoba dell’interlocutore, invitato gentilmente dal sottoscritto a lasciare il posto, egli è passato alla provocazione fisica attraverso gli odiosi “buffetti sulla guancia”, (figli diretti di un retaggio mafioso-intimidatorio degno del peggior padrino) per poi offendermi circa delle tracce di vitiligine presenti sul mio volto. L’aria è rimasta tesa fino al momento in cui le persone accorse non sono riuscite a trascinare la sgradita presenza fuori dallo stabile, normalmente però il senso d’ingiustizia ha continuato a persistere. In un primo momento si è pensato erroneamente che il tale potesse essere l’ “ambasciatore” di un qualche gruppo politico, ma l’attendibilità di questa tesi è stata scongiurata e raccolte informazioni, possiamo pensare semplicemente all’abbietta visita di un singolo, di un poveretto, di un omofobo. La realtà di fatto è triste e ciclica: c’è chi non perderebbe occasione per farci la pelle o per insultarci e persino gli spazi “felici” che riusciamo a ritagliarci proponendo attività culturali e aggregative di tutto rispetto, si trasformano in una sorta di “gabbia dorata” all’interno della quale lo sciacallo di turno non vede l’ora di entrare, nel nome del suo pensiero liberticida. Questo episodio (ne sono consapevole) non è neppure lontanamente paragonabile ad altri molto più tragici tristemente noti, ma l’affronto machista nei confronti della ragazza lesbica “invasa” in bagno contro la sua volontà, il disprezzo verso la nostra lotta e verso le nostre speranze materializzate in quel posto stesso, che da più di un anno è il “laboratorio” della libertà degli omosessuali e delle lesbiche aquilane, che vi vedono un punto di riferimento in città, ci porta a non poter tacere. Come fieri membri di Arcigay L’Aquila, non possiamo che invogliare chi vive quotidianamente certe vessazioni a cercare l’aggregazione, perché il rispetto che ci è dovuto in quanto persone, è un diritto che non riesce evidentemente a gridare che c’è, se noi assumiamo una posizione di sudditanza di fronte a mostri che aspettano che siamo soli ed “anonimi” per azzannarci. Non combattete la guerra per la vostra esistenza da soli: è il modo più immediato per esporvi al pericolo che rappresentano queste persone piccole e prive di amore”.