L’Aquila. “Il Governo Gentiloni all’ultimo secondo utile vuole emanare una nuova legge forestale che darebbe il via libera ad un vero e proprio assalto ai boschi italiani permettendo un uso predatorio del patrimonio arboreo nazionale a discapito della sua qualità ambientale. Con il provvedimento, che rischia di andare in discussione in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri nonostante dure prese di posizione pubbliche di luminari del settore forestale, non solo si apre la strada a tagli selvaggi per favorire la filiera delle biomasse ma si consente la vera e propria distruzione del bosco in cambio di non precisati indennizzi e compensazioni che addirittura rischiano di creare ulteriori danni per l’ambiente”. E’ l’allarme lanciato dalla SOA in una nota inviata alla stampa. “ARDEA e SOA sono associazioni che riuniscono molti ornitologi della Campania e delle regioni limitrofe (ARDEA) e dell’Abruzzo (SOA), autori di decine di pubblicazioni peer-reviewed su riviste scientifiche nazionali ed internazionali anche sul tema dell’ecologia delle specie forestali nonché di studi e rapporti per enti pubblici quali regioni ed aree protette di ogni livello (riserve naturali, parchi regionali, parchi nazionali). Pertanto, sulla scorta di queste esperienze ultra-decennali in materia di studio sul campo, elaborazione di dati, modellizzazione e gestione delle aree naturali e semi-naturali del centro-Sud, esprimiamo tutto il nostro sconcerto per i contenuti della proposta del Governo che, in maniera del tutto anti-scientifica, vorrebbe far passare l’idea che il bosco non possa svolgere le proprie funzioni ecologiche senza un pesante intervento umano quando invece si tratta di ecosistemi che si sono evoluti in decine di milioni di anni. Si tratta di una vera e propria ideologia auto-referenziale che nasconde in realtà le mire di chi vede nel bosco un mero fattore di profitto. Manca una visione di riequilibrio ambientale dopo decenni di uso selvaggio del territorio nazionale”.
“Tra le principali criticità della proposta governativa”, continua la nota, “a parte la mancanza di una discussione approfondita nel paese che non veda coinvolte solo le parti che, seppur legittimamente, vedono nel bosco un mero fattore produttivo e di profitto, evidenziamo: -un bosco non verrà considerato bosco (!) qualora cresciuto su aree precedentemente coltivate, senza limiti temporali. Cioè un’area abbandonata 500 anni fa e ora ricoperta da alberi non sarebbe considerata bosco. Stiamo parlando di gran parte del patrimonio forestale italiano. Questa definizione incredibile apre la strada a tutta una serie di facilitazioni per interventi speculativi, diminuendo, ad esempio, le tutele dal punto di vista paesaggistico. -Si rende possibile la completa trasformazione delle aree boschive in cambio o di non meglio precisate compensazioni o, addirittura, della monetizzazione tramite indennizzi della distruzione dei boschi. Non solo. I proventi potrebbero essere indirizzati verso interventi di cosiddetta “valorizzazione socio-economica”, cioè interventi di ogni tipo, anche dannosi per il bosco stesso e in generale per il territorio. -La definizione contenuta nella proposta di Decreto di “terreni abbandonati” o “incolti” che fa rientrare anche boschi e siti non gestiti da pochissimi anni, assieme alla previsione di poter intervenire anche su aree private qualora sia necessario, permette di ampliare a dismisura la possibilità di attivare progetti dettati esclusivamente da interessi commerciali di privati. A nostro avviso tali interventi dovrebbero essere consentiti esclusivamente per perseguire concretamente gli interessi generali e, in particolare, la difesa della biodiversità, la prevenzione dei rischi e la tutela del paesaggio. La proposta di Decreto a nostro avviso va cestinata per evidenti limiti e per questo abbiamo scritto ai ministeri coinvolti e ad ISPR”, conclude.