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Incendio Campo Imperatore, Wwf e Soa condannano dirigenti Parco e turismo senza regole

Redazione Centrale di Redazione Centrale
9 Agosto 2017
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L’Aquila. “Indispensabili maggiori controlli e un deciso cambio di marcia, il turismo nei parchi non può essere senza regole”, è quanto scrive in una nota il WWF dopo il devastante incendio di Campo Imperatore divampato nel cuore del Parco Gran Sasso Monti della Laga.  “Quanto  accaduto a Campo Imperatore tra sabato e domenica, purtroppo, non è che l’effetto di una visione distorta di uno sviluppo che non nasce dalla tutela, ma da uno sfruttamento senza limiti dei nostri tesori naturali. Una deriva che rischia di accentuarsi con la riforma della Legge quadro sulle aree protette in discussione al Senato, alla quale il WWF e altre associazioni ambientaliste si oppongono. È assurdo che al posto di difendere le normative di tutela, gli amministratori, e non solo quelli locali, chiedano deroghe in nome di un fantomatico sviluppo della montagna che, invece, non può essere la riproposizione di quello selvaggio che ha denaturato tanta parte delle coste italiane. “I Parchi nazionali nascono per la conservazione della biodiversità animale e vegetale, per promuovere attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, per la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agrosilvopastorali e tradizionali. Nulla che possa giustificare la presenza senza regole di 30.000 persone in una delle aree più delicate e protette del Parco del Gran Sasso. Non si può definire salvaguardia delle attività agrosilvopastorali una “falsa rappresentazione” di una fiera della pastorizia: non vi è alcuna azione educativa nel tollerare comportamenti indecenti e pericolosi. Per qualcuno i parchi sono purtroppo diventati solo un ‘brand’ per aumentare il richiamo di un turismo insofferente alle minime regole non della conservazione, ma della decenza e quanti sollevano dubbi su questa visione vengono tacciati di integralismo”.  Ha dichiarato il Vicepresidente del WWF Italia Dante Caserta che conclude: “Il danno nel Parco del Gran Sasso ormai è fatto e l’auspicabile punizione dei colpevoli non potrà restituirci praterie e boschi distrutti dalle fiamme. Per far sì che simili disastri e altri comportamenti indecenti non si verifichino più, è necessario modificare l’approccio alla gestione di specie e habitat che sono unici al mondo. Questo è l’obiettivo da perseguire sin da subito e l’unica risposta possibile: far sì che d’ora in avanti la natura e i Parchi siano rispettati, valorizzati e mai più violentati”. Il WWF chiede ai Parchi di esercitare il proprio ruolo vietando, come spesso non è stato fatto sino a oggi, iniziative inconciliabili con la tutela dell’ambiente. E chiede ai Carabinieri Forestali, conclusa ormai la fase della riorganizzazione, di tutelare al 100% il territorio: non è concepibile, ad esempio, che a Campo Imperatore in poche settimane si siano susseguiti due ‘assalti’ nell’indifferenza generale e che nessuno sia stato multato per aver scambiato prati d’alta quota per un parcheggio. Chiediamo inoltre alla Regione Abruzzo di restituire forza, dignità e organici alle Polizie provinciali, svilite da una riforma bocciata dalla stragrande maggioranza degli italiani, ma sin qui rimaste nel limbo, quasi ci fosse una precisa volontà di favorire la deregulation.

Una dura condanna nei confronti dei vertici del Parco arriva anche dalla SOA.”La devastazione del Gran Sasso merita una profonda riflessione su cosa sono diventati i Parchi nazionali, visto che la stragrande parte delle persone, noi compresi, si chiede “A cosa serve l’Ente Parco se poi accadono eventi come quelli di questi giorni?” Quanto scrive sulla sua pagina facebook sull’incendio proprio l’Ente Parco è forse la più incredibile e paradossale possibile risposta che abbiamo trovato. Con un post l’ente parco rivela “avevamo ricordato le regole da rispettare su Facebook e sul sito WEB dell’Ente all’inizio della stagione“. Proprio così!” (Alleghiamo lo screenshot del post, travolto da commenti salaci). Ebbene, non è solo questione di soldi, che mancano sempre diventando un alibi per qualsiasi insuccesso, ma questione di volontà e di scelte prioritarie. La realtà oggettiva è che a Campo Imperatore, come abbiamo scritto e denunciato prima della conclusione esiziale a cui si è pervenuti, andava avanti e tuttora va avanti una condizione di deregulation sotto gli occhi di tutti sacrificando i valori ambientali nel nome di una fruizione d’assalto che non vogliamo neanche chiamare turismo. Lo stesso vale per il meraviglioso fiume Tirino, sempre nel Parco del Gran Sasso, dove accade di tutto senza alcuna forma di sorveglianza e regolamentazione. Anche lì, per dire, fornacelle ovunque sotto gli occhi di tutti e altre forme di fruizione incontrollata e pericolosa. Potremmo continuare con la situazione all’Albergo di Campo Imperatore. Si tratta quindi di volontà e lungimiranza perché chi ha a che fare con qualsiasi fenomeno sociale sa benissimo che è indispensabile organizzazione e regole per gestire gli afflussi di persone in un luogo anche per la loro sicurezza.  Basta leggere la circolare 1991 del Giugno scorso del Ministero degli Interni sull’organizzazione di eventi e sulle misure indispensabili. A tal proposito rimandiamo al significativo post dell’Associazione dei parenti delle vittime dell’Hotel Rigopiano “In attesa del Fiore”  sulle misure che hanno dovuto soddisfare per organizzare una commemorazione per centinaia di persone (rispetto alle 30.000 di Campo Imperatore). Loro parlano significativamente di “due pesi e due misure“.  Le rarissime praterie di Campo Imperatore sono diventate da anni un parcheggio per centinaia di camper, auto e moto. Possibile che non sia mai passata una pattuglia dei Carabinieri-Forestali del Parco (ricordiamo che c’è un comando distaccato che deve – dovrebbe – operare in tal senso) per elevare qualche centinaio di multe? Questo si e ci chiedono le persone. Qui questione della rassegna degli ovini e è stata ancora più grave perché si è verificata durante un evento autorizzato dall’ente parco, non sappiamo su quali basi visto che pare non sia stata neanche fatta la Valutazione di Incidenza Ambientale obbligatoria per legge. Dobbiamo anche stigmatizzare il comportamento della Camera di Commercio di L’Aquila che organizza da tanti anni la rassegna. Possibile che non si sia resa conto della situazione di rischio prendendo adeguati provvedimenti? L’inopportuno, per usare un eufemismo, comunicato di trionfo diffuso ad incendio in corso la dice lunga sull’aderenza alla realtà di questo ente i cui vertici dovrebbero chiedersi se è opportuno permanere nei posti di comando”.

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