L’Aquila. Dopo Piccinini, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche tre dei quattro arrestati ai domiciliari sentiti oggi negli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’inchiesta della procura della repubblica dell’aquila su presunte mazzette in 12 appalti pubblici gestiti dai Beni Culturali d’Abruzzo. Nell’inchiesta sono complessivamente 35 gli indagati. Chi e’ rimasto con la bocca cucita ha motivato la scelta con la necessità di studiare il voluminoso materiale delle indagini. A palazzo di giustizia all’Aquila sono sfilati davanti ai magistrati Berardino Di Vincenzo, ex segretario generale del Mibact ed elemento centrale delle indagini, difeso dall’avvocato Emilio Bafile; Marcello Marchetti, architetto del segretariato Mibact, difeso dal legale Francesca Caccia; Antonio Zavarella, presidente della commissione di collaudo del Teatro comunale, difeso dagli avv. Angelo Pace e Antonella Di Nino.
Questi tre indagati hanno taciuto. Ha parlato invece Leonardo Santoro, geometra della cooperativa l’internazionale vincitrice dell’appalto del teatro comunale dell’Aquila, protagonista della telefonata intercettata con l’imprenditore barese Vito Giuseppe Giustino, suo titolare, che rideva al pensiero di nuovi appalti in seguito al terremoto del centro Italia, in particolare amatrice. Santoro e’ difeso da Stefano Rossi.