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Morte Marco Colabretta, rito abbreviato per il medico del 118 accusato di omicidio colposo

Redazione Centrale di Redazione Centrale
25 Maggio 2017
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Teramo. ­ Rito abbreviato, condizionato all’audizione dell’autista infermiere che si trovava sull’ambulanza, per il medico del 118 accusato di omicidio colposo per la morte, sul campo sportivo di Pineto, di Marco Calabretta, il bimbo di 9 anni stroncato da una fibrillazione ventricolare. Questa mattina il gip Roberto Veneziano ha infatti accolto la richiesta del medico di essere processato con rito abbreviato, con l’audizione dell’autista fissata per il prossimo mese di luglio davanti al giudice Domenico Canosa. Per il medico, il pm Stefano Giovagnoni, sulla scorta della perizia rimessa dai consulenti della Procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione. Archiviazione che aveva visto l’opposizione della famiglia di Calabretta, con il gip Giovanni De Rensis che aveva disposto per l’uomo l’imputazione coatta.

Marco Calabretta morì il 25 settembre del 2015 durante una partita di calcio nel campo sportivo di Pineto. A provocarne la morte, secondo quanto stabilì all’epoca l’autopsia, fu una fibrillazione ventricolare provocata da una malformazione congenita. Una morte per la quale, all’epoca, furono iscritti nel registro degli indagati sia il professionista che aveva rilasciato il certificato di idoneità sportiva che il medico del 118. Secondo la perizia disposta all’epoca dal pm, però, la patologia di cui soffriva il bambino poteva essere diagnosticata solo con un ecocardiogramma, esame non previsto in caso di rilascio di certificato di idoneità sportiva per attività non agonistica. Da qui la richiesta d’archiviazione, accolta dal gip, per il professionista che gli aveva rilasciato il certificato e che aveva regolarmente eseguito l’elettrocardiogramma previsto dalla normativa. Per quanto riguarda invece il medico del 118, la Procura aveva inizialmente ipotizzato un’omissione per non aver utilizzato, al momento dei soccorsi, il defibrillatore presente sull’ambulanza. Poi, sempre sulla scorta della perizia medica, aveva chiesto l’archiviazione anche per quest’ultimo. Di diverso avviso il gip, che ne aveva disposto l’imputazione coatta proprio per il mancato utilizzo del defibrillatore.

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