Abruzzo. Nella nostra regione le processioni del Venerdì Santo sono una tradizione antica e ramificata in grado di sposare alla perfezione la cultura popolare con l’aspetto prettamente religioso. Abbiamo selezionato quelle che, secondo noi, sono tra le più identificative e riconoscibili per il loro fascino su fedeli e curiosi. Buona lettura.
Chieti: La processione del Venerdì Santo (anche conosciuta come processione “del Cristo morto”) è annoverata tra le più antiche in Italia e ogni anno richiama numerosi fedeli e curiosi provenienti da tutte le regioni. Secondo gli studi, infatti, la sua origine risalirebbe addirittura all’842 d.C. , anno in cui venne riedificata la prima Cattedrale della città, distrutta quaranta anni prima da Re Pipino. Per celebrare la ricostruzione del luogo di culto, l’allora Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti istituì la processione del Venerdì Santo che, a partire dal ‘600 riunisce tutte le altre confraternite teatine. Il corteo prende il via la sera del Venerdì santo dalla piazza antistante la Cattedrale di San Giustino; da qui, passando attraverso le numerose vie in cui la processione si snoda, migliaia di persone accompagnano la sacra celebrazione divenuta, oramai, un punto di riferimento per le tradizioni religiose in Abruzzo. A capo del corteo vi sono le varie confraternite cittadine, ognuna delle quali esibisce il proprio stemma e il proprio crocifisso, seguite dal Capitolo Metropolitano, dai Cavalieri del Santo Sepolcro e dall’Arcivescovo. Successivamente sfilano i membri dell’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Monti, i quali, vestiti con una lunga tunica nera e con un cappuccio che, in parte, copre loro il volto, sono muniti di una mazzetta gialla. Per ultimi, escono i Musici e i Cantori. Per tutta la durata del rito, le statue del Cristo morto e della Madonna addolorata, sono circondate dai Fratelli, ai quali spetta il compito di trasportate i Sacri Simboli, incarico frutto di una tradizione secolare tramandata da padre in figlio. Tra le caratteristiche più interessanti di questa processione vi è la grande costanza con cui si svolge. Vale la pena citare un episodio avvenuto durante la seconda guerra mondiale; benché fosse stato emanato il divieto di tenere la celebrazione, questa si tenne ugualmente. I militari tedeschi, che avevano il preciso ordine di entrare in Cattedrale per catturare i partecipanti, però, non trovano nessuno al suo interno. Fortunatamente, erano tutti riusciti a fuggire.
Sulmona: A differenza di quanto avviene a Chieti, la processione del Venerdì Santo a Sulmona si articola in due eventi. Il primo corteo prende il via il pomeriggio e parte dalla chiesa di S. Maria della Tomba, in cui sfila il simulacro del Cristo morto, in possesso della Confraternita di S. Maria di Loreto, e quello della Madonna che Scappa vestita di nero. Apre il corteo la banda locale che, nel mentre attraversa le vie della città arrivando fino a piazza Garibaldi, per poi tornare in chiesa, esegue la celebre marcia funebre del Vella. Viene comunemente chiamata “piccola processione” per distinguerla da quella serale, organizzata dall’Arciconfraternita della SS. Trinità, che rappresenta il secondo dei due eventi quotidiani. Nota anche come “Processione dei Trinitari”, prende il via dalla chiesa della Trinità, sede dell’Arciconfraternita. In capo al corteo sfila “Il Tronco”, grande croce di legno adornata da un telo di velluto rosso, portato in braccio da uno dei confratelli che, a sua volta, è seguito dagli altri confratelli che sfilano imbracciando i caratteristici “fanali” argentati di epoca settecentesca. Sfilano anche i bambini che rappresentano il futuro dell’Arciconfraternita e che, a loro volta, sono muniti di croce, lancia, martello, chiodi e tenaglie. Vi è spazio anche per circa 120 cantori che intonano, ad anni alterni, il “Miserere” di Barcone e Scotti. Sopra un catafalco in argento, decorato con eleganti tessuti e veli, è agiata la statua del Cristo morto con i trentatre garofani rossi donati dai confratelli. Chiude il corteo la statua della Madonna addolorata, vestita con un abito totalmente nero. Una volta che la processione giunge alla chiesa di S.Maria della Tomba, dal campanile della stessa fuoriesce una cascata di luci che rappresenta, secondo la fede cristiana, il Cristo che libera i fedeli dai peccati.
Penne: C’è chi la ritiene la processione di Cristo morto più antica d’Abruzzo. La liturgia pennese può essere fatta risalire agli albori del quattrocento, anche se, stando alle fonti storiche, venne istituita ufficialmente nel 1570, da Padre Girolamo da Montefiore, cappuccino di origine umbra. Grazie a un manoscritto del XVII sec., sappiamo che il rito del Venerdì Santo pennese, denominato “Funerale del Signore”, consisteva in una processione dei Misteri della Passione portati a spalla da penitenti. In passato, soprattutto in epoca medievale, le sacre rappresentazioni, come, appunto, la Passione di Cristo, andavano in scena nelle chiese e erano recitate da chierici affiancati da statue semoventi. La presenza di un simulacro snodato del Cristo dimostra che anche nella chiesa dell’Annunziata era in uso recitare il dramma della Passione che, terminando con la coreografica Deposizione dalla Croce, diede origine al Venerdì Santo pennese. Gli incapucciati sorreggono le lanterne ed i baldacchini su chi sono issate le varie statue, come quella della Madonna Addolorata.
Scanno: “La processione degli Incappucciati”, che fonti storiche fanno risalire alla metà dell800, è organizzata dalla Confraternita della Madonna delle Grazie e si snoda lungo le strade del borgo antico. I confratelli che partecipano al rito sacro, sono coperti in volto da un cappuccio bianco, mentre, attraverso due minuscoli fori su di esso, scrutano il percorso davanti a loro. Attraverso le antiche case di pietra, nel silenzio di un luogo incantato, procedono lentamente in coppia per la visita ai sepolcri. A rendere più suggestiva la processione ci pensano i canti a lutto per la morte del Cristo come, ad esempio, “Il cristiano a piè della Croce”, che con la sua tradizionale melodia abruzzese sposa il folklore locale con la sacralità religiosa. La sera, al calar della luce, la processione assume una veste più intima e mistica quando ai rumori della fauna locale si uniscono le voci di coloro i quali intonano il “Miserere”, struggente canto eseguito in numerose località abruzzesi in periodo pasquale.
Teramo: La giornata del Venerdì Santo è animata da ben due riti, entrambi cari alla popolazione teramana: la processione della “Desolata”, che si tiene all’alba, e la processione del “Cristo Morto”, che, invece, si svolge in serata. La loro origine è antichissima; quella mattutina, organizzata dalla Confraternita di Santa Maria della Cintola, si fa risalire, addirittura, al 1260. Il rito della Desolata rievoca la ricerca della Madre angosciata per la condanna a morte del figlio Gesù; ricerca che avviene per sette chiese di Teramo, che rappresentano anche i sette dolori di Maria Addolorata. A renderla unica, è l’orario insolito in cui essa prende vita. A partire dalle tre del mattino, in città si possono udire fedeli suonare la “troccola”, poichè le campane sono ”legate”, per annunciare l’ imminente uscita della processione. Dalla chiesa di S. Agostino, all’incirca intorno le quattro del mattino, parte il doloroso cammino di Maria. Il sacro corteo è aperto da un confratello che regge una croce lignea recante i simboli della Passione, a cui seguono i fedeli, principalmente donne vestite completamente di nero o che indossano un velo scuro sul capo, proprio come si usava un tempo. Le strade percorse dalla processione sono listate a lutto, con i balconi dei palazzi coperti da drappi di stoffa nera o viola. Canti solenni e struggenti risuonano nella notte, tra le vie cittadine, intonati dal corteo che porta in processione la statua della Vergine Addolorata trafitta da un pugnale. A differenza di quella mattutina, che è la processione dell’intimo raccoglimento espresso da pochi ma significativi elementi, quella della sera è la Processione della Rappresentazione, del dispiegamento dei simboli e dei suoni, destinata a coinvolgere tutta la cittadinanza in un corteo solenne, riccamente articolato. Federico Falcone