L’Aquila. La ricostruzione post sisma dell’Aquila sembra piena di colpi di scena. A distanza di ben 8 anni dalla scossa e dall’inizio dei lavori le irregolarità appurate dalle forze dell’ordine diventano infinite. Dopo i numerosi casi di fondi pubblici ottenuti in modo irregolare e l’ombra della criminalità organizzata sulla ricostruzione, si delinea sta delineando in questi giorni un nuovo filone che riguarda il caporalato. Spuntano altri nove indagati nell’inchiesta ‘Caronte’ della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila che ha causato l’attuazione di nove misure cautelari, di cui quattro arresti ai domiciliari, responsabili due imprese, e cinque sospensioni dell’attività per sei mesi, ad altrettanti imprenditori impegnati nella ricostruzione post terremoto con le accuse di estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Complessivamente le indagini condotte dai carabinieri hanno portato a iscrivere sul registro degli indagati 18 persone: i nove indagati emersi non sono stati raggiunti da misure cautelari. Intanto, emerge dai documenti che gli operai che sarebbero stati vessati sono una settantina, mentre la somma delle trattenute allo stipendio dei lavoratori da parte degli imprenditori delle due società ammontano a circa 200mila euro.
Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, i proprietari delle due aziende finite nei guai con l’accusa di caporalato avrebbero pagato gli stipendi su bancomat e carte prepagate, delle quali avevano i pin, tanto da ritirare le somme e consegnare ai dipendenti somme nettamente più basse