L’Aquila. “Una zona economica speciale per la provincia di L’Aquila. Il ricorso all’Obiettivo 1, già sperimentato in passato, o ad altre forme di agevolazione ad hoc per rilanciare sviluppo e occupazione nel territorio”. E’ la richiesta all’Unione Europea, emersa dal tavolo delle categorie produttive che ha lanciato, nelle scorse settimane, la Vertenza aree interne. In tre anni, infatti, in provincia di L’Aquila, si sono persi 16mila posti di lavoro, secondo uno dei dati relativi all’effettosisma e alla crisi occupazionale fornito dai sindacati. Alla riunione, promossa da Confindustria L’Aquila Abruzzo interno, che si è svolta nella sede degli Industriali, all’Aquila, hanno preso parte i rappresentanti delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali che aderiscono all’iniziativa: Marco Fracassi, presidente Confindustria, Carlo Imperatore, direttore Confindustria L’Aquila, Ezio Rainaldi, delegato di Confindustria alla ricostruzione, Celso Cioni, direttore regionale Confcommercio, Ettore Barattelli, presidente Ance provincia dell’Aquila, Umberto Trasatti, segretario provinciale Cgil, Paolo Sangermano, segretario Cisl provincia dell’Aquila e Clara Ciuca, Uil. “L’idea è quella di lanciare una proposta concreta”, ha spiegato Fracassi, “per evitare lo spopolamento del nostro territorio, un fenomeno già in atto, portare nuove iniziative imprenditoriali e di investimenti, che abbiamo una ricaduta occupazionale, e accompagnare la ripresa economica delle aree interne”.
Passaggio che non può prescindere, secondo i rappresentanti del Tavolo della categorie produttive “da una politica mirata a favore delle aree interne, che preveda risorse, tempi certi di erogazione delle stesse, individuazione della tipologia di intervento e servizi, anche infrastrutturali. Politica che si traduce nell’individuazione di misure specifiche per la provincia dell’Aquila, che possono essere l’Obiettivo 1, piuttosto che la zona franca o una zona economica speciale”. “L’appetibilità di un territorio come il nostro”, ha dichiarato Fracassi, “dipende da una serie di fattori: disponibilità di nuovi lotti per insediamenti, infrastrutture, incentivi per la creazione di posti di lavoro stabili, ma soprattutto una fiscalità agevolata per le imprese che intendono investire”. “Anche il commercio”, il commento di Cioni, “segue un trend negativo, in una provincia fortemente penalizzata dall’emergenza sisma. E’ necessario mettere in campo strumenti di accompagnamento che, sulla scorta del bando Fare centro, incentivino l’apertura di nuove attività e il reinsediamento nei centri storici”.