Atessa. Quanto accaduto nello stabilimento Sevel di Atessa sembra continuare ad alimentare polemiche. L’azienda, infatti, si è scusata con il lavoratore, ma non ha adottato alcun provvedimento disciplinare nei confronti dei capireparto limitandosi ad un semplice richiamo. L’operaio era stato costretto ad urinarsi addosso durante il turno di lavoro, poiché gli era stato negato più volte di lasciare la catena di montaggio per andare in bagno. Ma sulla vicenda il sindacato ed anche Sinistra Italiana promettono battaglia. Quello di Atessa è il più grande stabilimento industriale europeo per la produzione di veicoli commerciali leggeri (come il Fiat Ducato), con oltre seimila lavoratori in organico. In questo episodio “ottocentesco” è la spia di un cambiamento del clima che si respira nelle nostre fabbriche dopo la sostanziale abolizione delle garanzie che l’articolo 18 prevedeva. E quella di Atessa sarebbe solo la punta di un iceberg. L’azienda si è già scusata col lavoratore e ha annunciato che avrebbe fatto una ricognizione della vicenda intervenendo direttamente sui responsabili. Ma il sindacato sostiene che questi provvedimenti disciplinari, alla fine, non ci sono stati: la multinazionale di Sergio Marchionne si sarebbe limitata a richiamare i capi reparto e i team leader, ribadendo che la priorità deve essere il rispetto della persona.
“Noi crediamo che la responsabilità sia del tutto aziendale e dell’organizzazione del lavoro: perciò chiediamo provvedimenti precisi nei confronti dei dirigenti, e un intervento diretto di Marchionne per la rimozione sia del direttore dello stabilimento che del capo officina, a nostro avviso gli unici responsabili insieme all’incapacità di gestione del capo Ute”, dichiara all’Espresso, Fabio Cocco, responsabile abruzzese Usb del lavoro privato e lui stesso operaio alla Sevel. “Stiamo parlando di un padre di famiglia, che si sente umiliato nel suo ambiente di lavoro: non vorremmo che gli accada lo stesso anche nella vita quotidiana”.
“Tutto il nostro studio è mobilitato per gestire al meglio, e con la massima celerità, quanto accaduto al lavoratore, un fatto di inaudita ed eccezionale gravità. Vogliamo tutelare i suoi diritti” l’avvocato che patrocina l’operaio della Sevel. “Sembra che tutte le battaglie combattute per l’affermazione dei diritti dei lavoratori siano state vane. Ho appreso di scuse della società, che in tutta franchezza ritengo che a poco possano servire”.
Intanto anche la politica si è mobilitata in favore dell’operaio, il deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla ha presentato un’ interrogazione parlamentare. “La vicenda non può essere sottovalutata cose che pensavamo appartenessero alla fase primitiva dello sfruttamento della forza lavoro da parte di un capitale avido e disumano. La democrazia non può fermarsi davanti ai cancelli di una fabbrica: anche alla catena di montaggio i lavoratori non devono essere umiliati”.