Ortona. Il sindaco Pd di Ortona, Vincenzo D’Ottavio, si è dimesso, a pochi mesi dalla scadenza naturale del suo mandato. Ha presentato direttamente le dimissioni, con nota in protocollo, al presidente del Consiglio comunale, alla Giunta, ai consiglieri comunali, nonché al prefetto di Chieti, con la motivazione che “attualmente non esistono più le condizioni politiche per governare questa città con serenità d’animo”. La decisione non è stata preceduta da bocciatura di delibere proposte dallo stesso sindaco, sarebbe quindi da ricondurre a difficoltà insorte all’interno del suo partito, oltre che della maggioranza di centrosinistra, in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale. Le dimissioni, ha detto in una conferenza stampa ancora in corso, “sono irrevocabili”.
“La mia è una decisione di tipo politico, dopo ripetute crisi di maggioranza. Mancavano i numeri in Consiglio comunale, ma talvolta anche in Giunta, non era possibile prendere decisioni. E quindi, a tre mesi dalle elezioni, ho voluto dare un segnale”. Così il sindaco di Ortona, Vincenzo D’Ottavio, ha spiegato i motivi delle sue dimissioni. Lo ha fatto in una conferenza stampa convocata oggi pomeriggio non in una sede istituzionale, ma al Bar Novecento. “Avrei anche potuto azzerare la Giunta spiega all’ANSA ma ho preferito togliermi di mezzo. Era una decisione che avrei dovuto prendere tempo fa e certo non l’ho presa a cuor leggero. Il fatto è che c’è uno scollamento totale fra la base e il partito che, tra l’altro, in città è commissariato e non aveva più relazioni con l’amministrazione”. “Mi dimetto da sindaco, ma non ho stracciato la tessera del Pd, non sono abituato a gesti simili. Però al partito rimprovero tante cose, soprattutto di non aver cercato la coesione, di non aver creduto in me fino in fondo. Andavo bene cinque anni fa, ora non più”. E, nella giornata della Direzione del Pd che, garantisce D’Ottavio, non ha influito minimamente sulla scelta della data per comunicare la sua decisione di lasciare conclude confermando che le dimissioni “sono irrevocabili, davvero”.