Vasto. Già due giorni fa aveva precisato, insieme al presidente del Tribunale di Vasto, che la vicenda nella quale D’Elisa era imputato per omicidio stradale per la morte di Roberta Smargiassi non poteva “essere catalogata come episodio di lentezza della giustizia”, sottolineando, anzi, “la celere trattazione del processo”. Oggi il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Vasto, Giampiero Di Florio, lo ha ribadito, citando date e tempi dell’inchiesta, nel corso della trasmissione di RaiUno “L’Arena”, condotta da Massimo Giletti, che si è occupata del delitto di mercoledì scorso, quando Fabio Di Lello, marito di Roberta, a Vasto ha ucciso a colpi di pistola Italo D’Elisa. “Un alto prelato aveva quasi attribuito una sorta di responsabilità oggettiva al mio ufficio. Chi mi conosce sa che non sono abituato a intervenire, specie in fatti che riguardano processi di cui mi occupo. Però è stato chiamato in causa il mio ufficio in maniera assolutamente inappropriata” ha detto Di Florio riferendosi all’intervento del vescovo di ChietiVasto, monsignor Bruno Forte, che auspicava una giustizia più sollecita poiché quando è lenta “non è più giustizia e produce anche effetti come questi tragici a cui a cui si è assistito a Vasto”. “La morte della povera Roberta è datata 1 luglio 2016; il 12 ottobre, dopo un’attività di indagine completa, in meno di 110 giorni, abbiamo fatto l’avviso di conclusione delle indagini. Dopo quella data c’è un passaggio obbligatorio previsto per legge, venti giorni nell’ambito dei quali l’indagato può esercitare una serie di facoltà; noi abbiamo esercitato l’azione penale e in meno di quattro mesi è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio. Grazie ai tempi del tribunale di Vasto siamo riusciti a ottenere l’udienza preliminare il 21 febbraio 2017”.
“A tutto si poteva pensare tranne che a un arresto facoltativo in flagranza di reato”. Così il procuratore della Repubblica di Vasto, Giampiero Di Florio, ha risposto, nel corso della trasmissione di RaiUno “L’Arena”, a Giletti che gli chiedeva di spiegare perché Italo D’Elisa non fosse in carcere dopo l’incidente del primo luglio. Uno dei fattori che, ha detto il conduttore, avrebbe fatto “uscire di senno Fabio”. “Nessuno deve uscire fuori di testa quando vanno rispettate le regole di uno stato di diritto, non bisogna confondere giustizia con giustizialismo” ha replicato Di Florio. “La situazione che si è presentata ai carabinieri intervenuti nell’immediatezza dei fatti, il giorno dell’incidente, era questa ha poi ricordato il procuratore Innanzitutto la velocità non era eccessiva per come l’abbiamo ricostruita noi: con un limite di 50 km orari il ragazzo andava a 62. Non aveva assunto sostanze stupefacenti o alcoliche, era incensurato, si è fermato per prestare i primi soccorsi, nei limiti del possibile. Anche nel caso in cui si fosse proceduto all’arresto, il ragazzo sarebbe uscito dopo due giorni, perché non c’erano le esigenze cautelari, non possiamo inventarcele come anticipazione della pena. Bisogna avere cautela su questo punto. Non possiamo chiedere ai giudici di non applicare la legge. I presupposti per una custodia cautelare sono fissati dal codice”.