Farindola. Scatta il sequestro per l’hotel Rigopiano, o almeno per quel che ne resta, i soccorritori lasciano il posto agli inquirenti che ora dovranno far luce su questa sciagura nella quale hanno perso la vita 29 persone.
L’inchiesta è orientata su diversi filoni. I sopravvissuti, undici in tutto, hanno raccontato di trovarsi tutti radunati al pian terreno ad attendere una turbina che avrebbe dovuto liberare la strada dalla neve e permettere agli ospiti di lasciare l’albergo. Ma la turbina, che inizialmente era attesa per le 15 e poi posticipata alle 19, non è mai arrivata. E’ in questo lasso di tempo che una valanga, paragonata a quattromila tir a pieno carico, si è staccata travolgendo alberi e rocce fino ad abbattersi sul resort di lusso.
Il secondo filone dell’inchiesta riguarda invece l’allarme lanciato da Giampiero Parete. L’uomo, per puro caso, si trovava all’esterno della struttura quando la valanga è venuta giù ed è riuscito a lanciare l’allarme. Un allarme rimasto però inascoltato. Sono trascorse circa due ore tra la prima telefonata di Parete e la messa in moto della macchina dei soccorsi. I medici che hanno effettuato le autopsie hanno affermato che qualcuno poteva salvarsi se i soccorsi fossero stati più celeri, come nel caso della morte sopraggiunta per ipotermia.
E poi sempre per restare nell’ambito della comunicazione, c’è la famosa mail di richiesta d’aiuto che l’hotel aveva inviato alle istituzioni e i bollettini sull’elevato rischio valanghe diramato da Meteomont.
Resta poi il dubbio sulla concessione edilizia dell’hotel, nato come rifugio montano. Del Rosso, aveva ereditato da uno zio la struttura, costruita nel 1967, e nei primi anni del 2000 aveva scommesso tutto su quel complesso, trasformandolo in un resort con annessa spa che era diventato uno dei fiori all’occhiello del turismo abruzzese, e che aveva dato prestigio a Farindola oltre ad aver creato posti di lavoro. L’ampliamento dell’hotel era finito al centro di un processo che si era concluso con la piena assoluzione.
I vigili del fuoco e i finanzieri del soccorso alpino, che hanno continuato a lavorare per mettere in sicurezza l’area, hanno smontato il campo lasciando il posto agli inquirenti. Dopo il sorvolo della zona in elicottero i tre consulenti nominati dal procuratore Cristina Tedeschini e dal pm Andrea Papalia dovranno cercare di far luce su quanto accaduto. A finire sotto sequestro non solo la zona in cui una volta sorgeva l’hotel, ma anche il costone da cui la slavina si è staccata.
Intanto gli investigatori continuano ad ascoltate i numerosi testimoni. Il fascicolo d’inchiesta è stato aperto per omicidio plurimo colposo e disastro colposo e, almeno per ora, nessuno risulta indagato.
@fededimarzio84


