Abruzzo. Quanto accaduto nelle ore passate è qualcosa al di fuori di ogni previsione. L’Abruzzo, e tutto il centro Italia, si trovano a fronteggiare non una ma ben due drammatiche calamità naturali. Uno sciame sismico mai visto prima continua ad affliggere le zone che hanno subito il più forte terremoto degli ultimi trent’anni; come se non bastasse metri e metri di neve hanno coperto il centro Italia rendendo difficile gli aiuti, lasciando isolati interi paesi, in molti casi senza corrente elettrica né acqua potabile. La somma di queste due tremende piaghe, ne hanno scatenato una terza: le slavine.
In Italia lo sport nazionale è quello di sparare ad alzo zero contro le istituzioni. In tanti, alla prima occasione, sono pronti a puntare il dito contro ogni sorta di “casta”. Eppure, quando ci si trova a fronteggiare emergenze al di sopra della nostra portata, tutti implorano l’aiuto degli Angeli in divisa. I primi ad arrivare sul luogo dell’hotel Rigopiano sono stati gli uomini del soccorso alpino della Guardia di Finanza che, armati solo dei loro sci, hanno tratto in salvo due persone dopo aver girovagato per ore in mezzo a quell’inferno di ghiaccio. Ma anche Carabinieri, Polizia, Corpo Forestale ed Esercito, che con le unità cinofile e con qualsiasi altro mezzo a disposizione, stanno aiutando senza sosta la macchina dei soccorsi. E poi gli Angeli dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, sempre in prima linea quando si tratta di aiutare i cittadini in difficoltà. Senza dimenticare i tecnici dell’Enel che hanno lavorato giorno e notte per ripristinare l’elettricità nelle zone colpite dalla catastrofe, oppure le centinaia di volontari di tutti gli altri corpi, accorsi sul posto da tutta Italia per offrire il proprio aiuto alla popolazione.
Queste persone che giornalmente, senza motivo e per qualsiasi sciocchezza, sono sotto la lente delle giurie popolari, non hanno smesso un secondo di scavare e aiutare le popolazioni colpite da quest’apocalisse, affrontando turni massacranti, ai limiti della sopportazione umana, ma soprattutto con la certezza che non gli verrà riconosciuta retribuzione alcuna per lo straordinario lavoro svolto. E in prima linea, lasciatemelo dire, c’erano anche tanti colleghi giornalisti. E’ facile parlar male di una categoria ma poi, quando ci si trova in circostanze apocalittiche come quelle ancora in corso, tutti cercano notizie prendendo d’assalto gli organi d’informazione. Molti colleghi erano in prima linea a documentare l’accaduto e molti altri hanno passato la notte in bianco pur di pubblicare in tempo reale le notizie che arrivavano dalle zone colpite dalla catastrofe affinché parenti, vicini e lontani, potessero tirare un sospiro di sollievo.
Adesso tocca a tutti noi. Non possiamo aspettare che siano sempre gli altri a toglierci le castagne dal fuoco, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e di stare vicino ai nostri Angeli con la Divisa. Loro sono costretti a fare lo straordinario? Affranchiamogli almeno l’ordinario. Questo non significa solo prendere in mano la pala e dare una mano, bensì stargli vicino e capire le loro esigenze, anche semplicemente offrendogli una sedia su cui riposare, una doccia calda o una parola gentile. E quando un giorno l’emergenza sarà passata e li incontreremo in un bar, anziché puntare il dito contro tutta la categoria per colpa di notizie di cronaca che riguardano solo qualche rarissima eccezione, offriamo invece un caffè ai nostri Angeli in divisa perché tanto prima o poi, sarà sempre intorno a loro che ci stringeremo quando le cose non andranno per il verso giusto.