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Gioghi di società: riflessioni sul 2016 e auspici per il 2017

Francesco Proia di Francesco Proia
29 Dicembre 2016
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Destra o sinistra non fa alcuna differenza quando si gioca a morra. E’ da decenni che in palio ci sono le nostre vite. Ogni tanto, in nome della democrazia, ci invitano a votare e sembra di sentirli ancora: “Venghino Siore e Siori venghino! Carta vince, carta perde! Questa è la carta che vince e questa è la carta che perde! Qual è la carta che vince e qual è quella che perde? Una delle tre è giusta; potrai tentare tutte le volte che decidiamo noi”. Se facciamo notare che il mazziere vince sempre, siamo tacciati di populismo. “Stop, le jeux son fait, rien ne va plus”. Il croupier di turno delegato, a roulette ferma, ritirando tutte le fiches da gioco, annuncia: “Cari italiani, l’Europa è fatta, adesso dobbiamo fare gli europei, ad ogni costo, giocando a “Ruba bandiera”, ad “Asso pigliatutto”, insomma puntando dritto per dritto su tutto il “Cucuzzaro”. E’ così che migliaia di famiglie sono finite per strada e non è cosa buona e giusta. Siamo rimasti in pochi al gioco del Tiro alla Fune, dall’altra parte a tirare c’è tutta l’Europa con un regolamento sempre più limitante. Con l’ultimo lancio di dadi, i Mercanti in Fiera sono stati costretti a grattare il fondo del barile, la Banca di Monopoly gli ha requisito le case nel Parco della Vittoria e li ha retrocessi sulla casella iniziale; ricominceranno con meno di niente contrastati dalle cartelle pazze di una tombola. Nel RisiKo, poi, tra rif e raf, gli stati più arrampicatori hanno messo in campo le proprie forze armate nel tentativo di ridisegnare uno scacchiere dove ricollocare nuovamente un Re più potente, con la sua Regina, tra torri più alte per formidabili arrocchi, alfieri a controllo delle diagonali, pedoni e cavalieri impegnati a sfondare le linee nemiche, mentre milioni di persone scappano da ogni dove per rifugiarsi in Europa passando attraverso l’Italia. I giochi di guerra causano altri giochi di guerra e adesso persino i poveri combattono contro i poveri. In questi giorni di Natale dove tutto è commerciale e anche il bambin Gesù è MADE IN BETLEMME, io sogno e auguro a tutti che il mondo si fermi per un solo istante a riflettere. Mi piacerebbe vivere in un’Italia più buona, più giusta e mai sottomessa a questi criminali giochi di potere e di malaffare. Sogno che politici illuminati possano farmi dimenticare i decenni passati di malgoverno. Giù le carte, sogno una elezione/lezione di correttezza per tutti, che dopo aver separato il grano dalla pula possa regalarci i chicchi migliori. Sogno una vita vivifica e mai più mortificante come quella degli anni trascorsi. Dipenderà da noi, solo da noi e vedrete! Già da domani potremmo alimentare la speranza oggi ridotta ad un lumicino e scorgere orizzonti più lontani. Con una straordinaria energia, vita natural durante, noi sapremo vivere e scrollarci dalle spalle questi pesanti gioghi di società a cui da molto tempo ci hanno costretti.

Marcello Nissi

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