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Dopo ricorso contro calendario venatorio, gli ambientalisti scrivono a ministro e commissione Europea

Redazione Centrale di Redazione Centrale
24 Dicembre 2016
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L’Aquila. La recente ordinanza del Consiglio di Stato, cui si è arrivati in seguito al ricorso presentato dal WWF Italia contro il calendario venatorio abruzzese, costituisce un elemento importante per la tutela della fauna italiana. Il Consiglio di Stato ha infatti sancito che il principio di precauzione posto a tutela della fauna selvatica prevale sull’esigenza di prelievo venatorio tanto più quando le motivazioni addotte dalle Regioni (in questo caso la Regione Abruzzo) non appaiono idonee a superare le valutazioni dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Il Consiglio di Stato solidifica dunque un importante principio e fa chiarezza sulle gerarchie da adottare per la conservazione della fauna e la conseguente determinazione dei calendari venatori, ivi inclusi i periodi di caccia delle specie. Questa ordinanza va poi combinata non solo con i pareri e con la “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92” elaborati dall’ISPRA, ma anche con il documento “Valutazione tecnico-scientifica degli studi prodotti dalle regioni italiane sulla fenologia di migrazione dell’avifauna di interesse venatorio” con il quale l’ISPRA analizza tutti gli studi fin qui elaborati da varie regioni italiane (Calabria, Liguria, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria). L’ISPRA boccia come inconsistenti, non attendibili o ampiamente incompleti gli studi elaborati dalle Regioni e del tutto insufficienti le motivazioni addotte per prolungare i periodi di caccia.

Alla luce di ciò le Associazioni ambientaliste WWF, ENPA, LAC, LAV, Legambiente e LIPU hanno scritto al Ministro dell’Ambiente, informandone anche la Commissione Europea, per chiedere di intervenire tempestivamente con lo strumento più perentorio possibile per limitare la caccia a Beccaccia, Cesena, Tordo sassello e Tordo bottaccio ai periodi stabiliti dalle decisioni del TAR Abruzzo, in base al ricorso del WWF Italia, confermate dal Consiglio di Stato. In Abruzzo la beccaccia si può cacciare non oltre il 31 dicembre mentre per le altre tre specie il Consiglio di Stato ha fissato lo stop al 10 gennaio e non al 19 come avrebbe voluto il calendario venatorio. “Siamo felici se la nostra vittoria a tutela della fauna abruzzese potrà aiutare a tutelare anche quella del resto d’Italia”, commenta Luciano Di Tizio, delegato WWF per l’Abruzzo. “Sono anni che conduciamo una battaglia per affermare il rispetto della legge. Purtroppo cambiano i governi regionali, ma la musica è sempre la stessa: politiche filovenatorie che vengono poi sonoramente bocciate nelle aule dei tribunali. Sarebbe ora che amministratori e funzionari che adottano tali politiche fossero chiamati a risponderne in prima persona”. “L’Italia è da sempre sotto osservazione della Commissione Europea per il non rispetto della normativa sulla tutela della fauna”, conclude Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Considerata l’esistenza di una procedura sui calendari venatori italiani, che prende in considerazione anche l’estensione dei periodi di caccia, abbiamo sottolineato al Ministro l’urgenza dell’intervento richiesto. È assurdo che, per accontentare poche migliaia di cacciatori, si danneggi un patrimonio di tutti e si metta il nostro Paese nelle condizioni di subire procedure di infrazione da parte dell’Europa che in caso di condanna comportano multe salatissime. Oltretutto recentemente 500.000 cittadini europei hanno sottoscritto una petizione delle principali Associazioni ambientaliste che ha portato la Commissione Europea a ribadire che le direttive di tutela della natura non si modificano se non in senso migliorativo”.

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