

Il ministero dell’Ambiente, quindi, usa clamorosamente due pesi e due misure. In Adriatico, dove è nota la presenza di aree di riproduzione dei pesci, consente il via libera a decine di permessi di ricerca che coprono praticamente l’intero versante italiano del mare Adriatico (si allegano a titolo di esempio i due enormi permessi di prospezione rilasciati alla Spectrum). In alcuni casi più progetti riguardano le medesime aree che, quindi, saranno interessate due o tre volte dal passaggio delle navi coinvolte negli spari di area compressa che contraddistinguono l’air-gun. Nel recente Referendum costituzionale il popolo italiano ha bocciato le proposte governative che prevedevano la concentrazione a Roma di tutte le scelte in materia energetica. Auspichiamo un intervento delle regioni adriatiche a difesa del mare Adriatico e delle attività economiche che vi si svolgono, per chiedere conto al Ministero dell’Ambiente di questa diversità di giudizio su progetti analoghi. Riteniamo che il caso vada portato a livello comunitario in quanto il Ministero dell’Ambiente non ha coinvolto gli altri paesi che si affacciano sull’Adriatico nella valutazione di tutti questi progetti attraverso procedure di VIA transfrontaliere previste dalle convenzione internazionali. Inoltre a nostro avviso, in considerazione della vastità delle aree interessate, doveva essere prevista una valutazione Ambientale Strategica per approfondire gli impatti cumulativi di tutti questi interventi e confrontare opzioni diverse per la tutela ambientale e lo sviluppo socio-economico dell’Adriatico e delle sue coste. Infine crediamo che questo ultimo parere possa essere usato nell’ambito di eventuali ricorsi al Consiglio di Stato contro le sentenze del TAR Lazio che qualche mese fa hanno avallato alcune decisioni del Ministero per evidenziare la disparità di trattamento tra i vari progetti”.