L’Aquila. “Mi hanno restituito l’onore. Doveva schiacciarmi una montagna di prove. Si è ridotta a una montagna di fango. E uno schizzo mi è rimasto addosso. Ma io sono innocente”.Lo afferma, in due interviste a Corriere della Sera e Stampa, l’ex governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco, dopo la sentenza della Cassazione nel processo per la ‘Sanitopoli’ abruzzese. “Il percorso per ristabilire la verità non è ancora completo ma ora siamo a una pena giudiziariamente accettabile”, dichiara Del Turco definendosi “fortunato a trovare magistrati scrupolosi dopo averne avuti altri che su accuse false quasi minacciavano l’ergastolo”. Sulla concussione, per cui restano in piedi tre episodi sui 21 contestati, “anche la corte d’Appello che mi ha condannato a quattro anni ha detto con onestà che non c’è un solo euro tracciabile di questi presunti passaggi di denaro e che però non si può escludere che siano avvenuti”, dice Del Turco. “Dai sei milioni iniziali si è scesi a 800 mila euro. Ora mi dovete dire come sia possibile che un’accusa unitaria si dimostri diciotto volte falsa e tre no. Ma resto fiducioso, la magistratura ha mostrato di saper ripensare le sue condanne”. Dal punto di vista umano e politico “c’è una ferita profonda per la grande slealtà. Il Pd abruzzese chiese a me, un socialista, di candidarsi contro la destra che vinceva sempre, e io presi il 60%. Un risultato che mise in guardia chi pensava di continuare la ‘politica del caminetto'”, racconta Del Turco.
“Eravamo una giunta autorevole e credibile e quindi indebolivamo la capacità ricattatrice. Abbiamo risanato i conti della sanità regionale, ma dopo l’arresto sono spariti tutti”. “Io nel Pd ci sto benissimo. Sono altri ¬ aggiunge ¬ che mi chiedo come fanno a restarci. Sono loro a doversi sentire in imbarazzo”.