Teramo. Il ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’ Appello dell’Aquila, di oltre duecento pagine, è stato depositato questa mattina. Il 30 settembre scorso Salvatore Parolisi era stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile del 2011 nel bosco di Ripe di Civitella del Tronto. In primo grado, il 26 ottobre 2012, il gup del Tribunale di Teramo aveva inflitto l’ergastolo all’imputato. Il primo dei motivi su cui la difesa fondera’ la richiesta di assoluzione dell’ex caporal maggiore dell’Esercito in forza alla caserma ‘Clementi’ di Ascoli Piceno, e’ la violazione del diritto di Parolsi, negato in appello, di avere un processo pubblico. Le motivazioni della sentenza erano state depositate lo scorso 23 dicembre. Come spiega l’avvocato Nicodemo Gentile sulla pagina Facebook ‘processo e dintorni’, la Corte d’Appello dell’Aquila “ha consumato una macroscopica violazione del diritto di Parolisi ad una pubblica udienza”. L’imputato aveva depositato a L’Aquila formale richiesta di processo pubblico. “La Corte dell’Aquila – prosegue il legale – ha rigettato in modo inaspettato e sorprendente la richiesta”. I giudici d’appello avevano giustificato il diniego su provvedimento della Corte di Cassazione del 1992 e 1993 che, secondo Gentile, nulla a che vedere con il caso Parolisi. L’uomo, detenuto al carcere Castrogno di Teramo, avrebbe ucciso la moglie Melania con 35 coltellate. La difesa, stando a quanto dichiarato dall’altro avvocato di Parolisi, Walter Biscotti, punta, in particolare, “all’erronea valutazione delle prove” da parte del giudice di secondo grado. Intanto, in vista dell’ultima prova d’appello per il presunto uxoricida, del collegio difensivo e’ entrato a far parte anche l’avvocato Titta Madia, noto legale cassazionista del Foro di Roma, gia’ difensore dell’ex Guardasigilli Clemente Mastella e dell’ex direttore del Sismi, Niccolo’ Pollari.