Chieti. “I terremoti sono catastrofi naturali e non si possono prevedere o evitare, ma non tutti sanno che alcuni terremoti possono essere causati dall’uomo, sono i cosiddetti sismi indotti” esordisce così un servizio a cura di Nadia Toffa andato in onda ieri sera nella trasmissione di canale 5 Le iene. La professoressa Albina Colella, docente di geologia, presso l’Università della Basilicata, nel corso di un’intervista, ha dichiarato che i terremoti indotti sono quelli “legati allo sfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo come la reiniezione delle acque di scarto petrolifero, lo stoccaggio e l’estrazione di gas, il continuo riempimento e svuotamento dei bacini idrici artificiali e lo sfruttamento dell’energia geotermica”. In tal modo il sottosuolo è sottoposto a sollecitazioni che non si verificano in natura. Come riporta ancora la professoressa alcuni studi avrebbero dimostrato che le aree destinate allo sfruttamento delle risorse energetiche hanno avuto nel tempo un aumento di attività sismica. Secondo la professoressa Colella i terremoti che ne possono derivare possono essere anche molto violenti. In Italia una legge del 1977 prevede che queste attività dovrebbero essere svolte in prossimità di zone tettonicamente e sismicamente favorevoli.
Ma a tal proposito c’è discordanza tra gli studiosi poiché queste attività avvengono in zone in cui vi sarebbero faglie attive per alcuni studiosi e non attive per altri. “I terremoti indotti sono poco profondi e vicini ad aree ad attività industriali”. In Italia i sismi indotti acclarati dalla scienza sono diversi. Secondo il rapporto l’Ispra si parla di 16 casi gran parte dei quali documentati e pochissimi ipotizzati. Un sisma causato dalla geotermia è ad esempio quello verificatosi in Toscana nel 2000 sul Monte Amiata di magnitudo 4.5. Nel caso dei laghi artificiali la studiosa ricorda il disastro della diga del Vajont del 1963. Mentre nel caso di estrazioni di gas o petrolio cita il terremoto della Basilicata, e quello dell’ Emilia Romagna di 4 anni fa di 5.9. “Ma in Italia i casi di sismicità indotta potrebbero riguardare anche l’Abruzzo”. Nadia Toffa si sposta così in provincia di Chieti, a San Martino sulla Marrucina, a pochi chilometri dalla città dove è presente un pozzo di estrazione di gas “che vogliono riciclare in uno stoccaggio” afferma Augusto De Sanctis, del Forum Movimenti per l’acqua “vogliono iniettare gas in estate e poi estrarlo in inverno, stiamo parlando di 157 milioni di metri cubi di gas”, “questo è pericoloso e lo dice anche il decreto autorizzativo di valutazione di impatto ambientale, non possono esserci sismi creati da attività di stoccaggio” per cui “il decreto dice che se il sisma supera i 3 della richter loro devono riportarlo sotto il 2 della richter”. “In Italia strutture come quella in provincia di Chieti sono presenti anche in Molise, Basilicata, Marche, Emilia Romagna e Lombardia”. “Dovremmo importare il gas, stoccarlo lungo il percorso ed esportarlo in Nord Europa, quindi il gas che viene quì non è per noi” continua De Sanctis. Questi siti di stoccaggio, come dimostra il servizio, pare insistano su faglie attive che hanno formato terremoti nel passato e potrebbero innescane altri in futuro “anticipando lo sviluppo di terremoti naturali “. “Una struttura che aggrava i rischi per la città di Chieti già classificata come zona 1 e cioè ad alto rischio sismico” conclude De Sanctis. Non solo Italia, ma terremoti indotti pare si siano verificati anche anche Olanda, Oklahoma e Spagna dove alcune compagnie sono state condannate a risarcire i danni provocati dai terremoti. @fededimarzio84