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L’Aquila, migrazione ed accoglienza in un progetto per giovani studenti

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
11 Novembre 2016
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L’Aquila. Interessante convegno si è tenuto nella giornata del 10 Novembre scorso presso il Liceo Cotugno di L’Aquila. Alla presenza di studenti e pubblico, oltre ad una delegazione di sette insegnanti provenienti da Francia, Bulgaria e Germania, in rappresentanza delle scuole europee che hanno aderito al progetto Erasmus Plus “Starring together in our film”, lo stesso è stato illustrato dagli esperti e docenti del Liceo Linguistico tra cui, oltre alla Preside Fiorenza Papale, vi erano gli insegnanti Donatella Mancinelli, Loretta Bonifaci, Esterina Del Re, Laura Lombardo, Annamaria Nanni e Doriana Turcossi.

Dopo una prima parte in cui si sono alternati anche i vari personaggi di Istituzioni locali, regionali e nazionali per elogiarne il progetto, che avrà durata triennale, si è passati ad una seconda parte, seminario, che ha affrontato il tema “Migranti e migrazione”.

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Ha aperto il seminario l’Assessore alle Politiche Sociali del comune dell’Aquila, Emanuela di Giovambattista incentrando il discorso sul dovere della solidarietà, sul dovere di tutti gli Stati a dare aiuto alle popolazioni in img-20161111-wa0000difficoltà. Le migrazioni ci sono sempre state, è un fenomeno antico, naturale. È un dovere morale salvare persone che rischiano la vita, persone che non sono colpevoli per essere nate in zone svantaggiate e pericolose del mondo. Come aiutiamo le popolazioni colpite da eventi naturali catastrofici, così dobbiamo farlo per eventi di questo genere che colpiscono degli sventurati come un qualsiasi fenomeno naturale. La Di Giovambattista ha sfatato la bufala dei
35 euro giornalieri regalati ai migranti. Quelli sono soldi destinati a chi gestisce i migranti, a chi li mette in circolo nell’economia locale per sfamare, per vestire, per alloggiare, per curare. Ha sollecitato i giovani studenti presenti a ragionare e a non farsi indottrinare negativamente da informazioni falsate.

Dopo la prolusione dell’assessore del Comune si è avvicendata la dottoressa Pace, della Prefettura aquilana, che si interessa anche dei migranti minori non accompagnati sottolineando come l’emigrazione è cambiata nel tempo. Inizialmente erano in prevalenza Egitto ed Albania a venire in Italia ed invece, ora, sono Nigeria, Gambia, Eritrea, Mali ed altri Paesi ad affacciarsi sui nostri territori. Ha anche illustrato i compiti del Ministero degli Interni ed l’affidamento di migranti all’ARCI all’interno del progetto SPRAR del Ministero.

Il viceprefetto aquilano, Benedetti, ha relazionato riguardo vari dubbi sul problema migranti. Ha spiegato che quando un barcone dopo le 5 miglia dalla costa lancia un S.O.S. di aiuto, si è obbligati, per regolamento, ad andare in soccorso e preparare, a terra, tutto ciò che serve per accoglierli non appena sbarcano. E perché ora si parte con i gommoni? Questi sono più facili da nascondere, portare appresso e più veloci. Ha accennato ai famosi 35 euro che con i bandi delle prefetture si sono ridotti a 32 euro (di cui solo euro 2,50/giorno vanno ai migranti) risparmiando 3 euro/giorno circa a migrante.

Pur avendo, un po’ tutti, avvicinato il tema centrale del problema migranti e rifugiati, Andrea Salomone, responsabile ARCI di L’Aquila del Progetto Accoglienza SPRAR aquilano, ha relazionato sulle difficoltà di gestire un progetto SPRAR di cui il Comune dell’Aquila è titolare e il Comitato Territoriale Arci L’Aquila è realizzatore, aggiungendo che è un compito difficile perché non si tratta di qualificare dei giovani ed avviarli al lavoro, ma di gestire la loro nuova vita, cancellando, per quanto possibile, le brutture della loro precedente esistenza. La parola è passata all’assistente sociale Valentina Vizzani che ha approfondito l’argomento del dottor Salomone insistendo sulle img-20161111-wa0002necessità dei giovani migranti (sono presenti a L’Aquila circa 200 giovani a Castel del Monte, L’Aquila e Pizzoli di età che varia dai 18 ai 30 anni circa). A loro serve tutto, dal cibo al sapone da barba ai vestiti e scarpe per estate o inverno, poi ci sono le attività ludiche che richiedono altri sforzi per iscrizioni e vestiario e tante altre cose ancora. Questo nell’ottica di poter riavviare ad una vita normale questi poveri sventurati e far dimenticare le loro tristi storie.

Questo discorso è stato ripreso dalla dottoressa Carosi, psicologa e collaboratrice ARCI, accentuando i danni psicologici dovuti dalla guerra, dall’allontanamento dal proprio paese, dagli affetti, e che sono definiti come eventi “paranormativi”, cioè eventi imprevedibili ed inattesi che spesso capitano nella vita di un uomo e che causano squilibri difficili da sradicare, da riequilibrare, rendendo fragilissimi gli animi di questi giovani.

Il professor Alessandro Vaccarelli ha parlato dei problemi legati al linguaggio e alle difficoltà di apprendere una lingua, l’italiano, diversissima dalle loro lingue madri. Ha chiesto ai giovani studenti di ascoltare la canzone di Caparezza, “Io vengo dalla luna” dove evidenzia il tema migranti ….e trovo inopportuna
la paura /per una cultura diversa…

Si è data, poi, la parola a due ragazzi africani ed a Safi, afghano, che per il tempo ristretto dovuto allo sforamento orario, hanno solo potuto presentarsi e salutare il pubblico, ma sono stati comunque fortemente applauditi, segno questo che i giovani studenti hanno capito le loro sofferenze.

Forse il non aver raccontato è stato un momento negativo, ma anche positivo per i giovani migranti. Raccontare storie atroci di disumana sopravvivenza, magari dover nascondere le esperienze di violenze subite e, in alcuni casi, anche di stupri, sodomizzazioni e barbarie varie. Dover raccontare di aver visto amici, bambini cadere e non poterli aiutare, pena anche la tua di vita, di aver visto giovani cadaveri abbandonati sulla via. Di aver pagato a caro prezzo img-20161111-wa0001questa migrazione, e non solo in termini economici (qualcuno ha pagato anche 9mila euro), ma in termini di squilibrio psicologico che, forse, a due anni dal loro arrivo in Italia, stanno appena attenuandosi ma che non scompariranno mai.

Ecco perché la vicinanza di un amico, di una cena fatta in una famiglia, di un uomo che può ricordare la figura di un padre lontano,  di una figura di conforto in quei momenti bui, in quelle sere in cui la tua famiglia ti appare in sogno e sembra chiamarti, in quei momenti dove credi che il tuo Allah ti abbia abbandonato, e penserai di non avere più un futuro piangendo sul tuo cuscino, avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti a star meglio ed anche un buon progetto SPRAR, la bravura dei tanti collaboratori ARCI , non basterà. Ecco, l’aiuto di un italiano, di un amico, di chi aiuterà un migrante a superare le difficoltà sarà importante per una vera integrazione allontanando i possibili pericoli della disperazione di sentirsi soli in una nazione che sembra non volerti. Adriano Sabatini

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