L’Aquila. Dove la quasi totalita’ degli stabili e’ stata seriamente danneggiata o ridotta in macerie, nella frazione Fonte del Campo di Accumuli c’e’ un palazzo del Cinquecento rimasto totalmente integro, uno dei pochi se non l’unico. Ad ereditarlo era stata la famiglia Del Beato dell’Aquila, molto nota in citta’ in quanto impresa edile operante dai primi anni Sessanta del secolo scorso, in prima linea anche nella ricostruzione post-sisma del 2009. A salvaguardare il palazzo sono stati i lavori di ristrutturazione antisismica che la stessa impresa “Aldo Del Beato & C Srl”, di cui sono procuratori generali Marco e Giorgo Del Beato, figli del capostipite Aldo – effettuo’ tra il 1993 e il 1994. In particolare, i lavori, fatti evidentemente in tempi non sospetti, sono stati rivolti al riconsolidamento di tutti i muri, alla ricostruzione dei solai, al rinforzo delle volte e alla costruzione del cosiddetto “muro di spina”, oltre al rifacimento dei cordoli superiori in muratura. “Se gli edifici presentano un buono stato di manutenzione e sono oggetto di interventi anche locali ma ben congegnati – commenta l’ingegnere Marco Del Beato – qualsiasi abitazione puo’ reggere anche ad una forte scossa. Ovviamente, l’importante, poi, e’ uscire integri da casa”. Il professionista non lo dice, ma e’ evidente che la parola d’ordine e’ prevenzione. A L’Aquila l’impresa Del Beato ha effettuato lavori su circa 400 appartamenti classificati ‘B’ (quelli che non presentavano danni rilevanti),una quindicina gli stabili riedificati ex novo ed altrettante le ristrutturazioni di edifici “E”, quelli che furono dichiarati inagibili poiche’ seriamente compromessi dal terremoto. Attualmente la “Aldo Del Beato & C Srl” e’ impegnata, tra altri interventi ancora in corso nel capoluogo, in una rilevante opera di ristrutturazione, quella dell’antico palazzo nobiliare attualmente di proprieta’ dei marchesi Pica Alfieri dichiarato inagibile. Il palazzo, edificato nel XIV secolo, sorge sul luogo di una preesistente architettura rinascimentale – erano denominate Case Nove Camponeschi – nel quale soggiorno’, tra volte affrescate e opere d’arte, anche la regina Giovanna d’Aragona nel 1493. L’edifico, che rappresenta uno dei primi esempi di barocco aquilano, e’ situato su piazza Santa Margherita, lungo l’asse di via Roma che costituisce il decumano dell’impianto urbanistico angioino. Venne praticamente distrutto dal terremoto del 1703 e successivamente riedificato. Posto su tre piani, con una superficie di 1.200 mq, ha una galleria che rappresenta un unicum della citta’ avendo una lunghezza di 20 metri per 8 di larghezza, alta 11 metri, utilizzata anticamente per mostrare le varie opere d’arte di famiglia ma anche ospitare banchetti, balli e feste riservati all’alto bordo. Per il recupero si sta agendo, tra l’altro, al ripristino degli apparati decorativi ed artistici. La societa’ aquilana ha vinto una selezione privata. Otto milioni e 300 mila euro, questa la cifra per la complessa operazione di recupero dell’immobile che sara’ restituito ai propietari a giugno del prossimo anno.