L’Aquila. Da Maremmano abruzzese ad Abruzzese Maremmano, la svolta storica nella denominazione della razza canina.
Nella cinofilia, come nella storia, l’ordine delle parole orienta la memoria, costruisce l’identità e definisce l’immaginario collettivo.
Con il riconoscimento ufficiale della denominazione Cane da Pastore Abruzzese-Maremmano, si compie oggi una svolta storica attesa da oltre settant’anni: il nome della razza torna finalmente coerente con la sua origine, la sua storia e il suo territorio.
Non si tratta di una semplice inversione formale, ma di un atto di giustizia storica, frutto di un lungo percorso di studio, dialogo istituzionale e responsabilità culturale, che restituisce centralità all’Abruzzo e riafferma il legame profondo tra la razza e la sua terra d’origine.
“Un nome, una storia, una razza. Abruzzese, primo per storia e identità. I nomi contano. Contano nella storia, contano nell’identità, contano nella memoria collettiva”. Hanno dichiarato i membri del Cpma, Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese.
“Per questo il Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (CPMA) ha intrapreso un percorso lungo, complesso e tutt’altro che scontato, con un obiettivo preciso: ricondurre il nome della razza a una denominazione coerente con la sua storia, la sua origine e la sua reale diffusione.
Un iter avviato formalmente nel 2016, sotto la presidenza di Paolo Damiani, con l’istituzione di una Commissione di studio con mandato ufficiale di verifica storica, basata sullo studio promosso per primo da Sandro Allemand, che ha riportato al centro del dibattito una questione rimasta irrisolta per oltre settant’anni.
Già in questa fase iniziale, Antonio Grasso, allora componente del Direttivo e Vicepresidente del CPMA, ha curato l’interlocuzione e l’attività diplomatica con ENCI, contribuendo in modo determinante alla continuità del percorso negli anni successivi.
Il lavoro della Commissione ha evidenziato criticità profonde tra la denominazione tradizionale della razza e la sua reale origine storica.
La riflessione iniziale prendeva in considerazione anche l’ipotesi di una denominazione priva del riferimento “maremmano”, ritenuto non coerente con il luogo di origine della razza. Il percorso istituzionale ha poi individuato nell’inversione dei termini il primo risultato concretamente perseguibile, capace di ristabilire un equilibrio storico e identitario.
Il cuore della questione è rappresentato da un passaggio tutt’altro che formale: l’inversione della denominazione, da Cane da Pastore Maremmano-Abruzzese a Cane da Pastore Abruzzese-Maremmano, con la corrispondente dicitura in inglese (Abruzzes and Maremma Sheperd dog).
Nella cinofilia, l’ordine dei termini non è mai neutro.
Il primo nome orienta la lettura storica, consolida l’immaginario e tende, nel tempo, a diventare identificativo; il secondo, progressivamente, può sfumare. È ciò che è avvenuto negli anni, quando il termine “abruzzese” è stato spesso omesso o relegato a elemento secondario nella comunicazione comune.
Oggi possiamo affermare, con soddisfazione e senso di responsabilità istituzionale, che questo risultato è stato raggiunto.
L’inversione della denominazione risulta già recepita e pubblicata sul sito della Fédération Cynologique Internationale (FCI) e sarà a breve riportata anche attraverso i canali ufficiali ENCI.
Questo traguardo è stato possibile anche grazie alla disponibilità e all’attenzione dimostrate dal Presidente ENCI, Dino Muto, che è stato costantemente al fianco del CPMA, favorendo un confronto costruttivo e la ricerca di una soluzione utile a restituire giustezza e coerenza storica alla denominazione della razza.
Si tratta di un passaggio di grande rilevanza, che segna un punto di svolta storico e che il CPMA sceglie di condividere come anteprima con i soci, gli appassionati e tutti coloro che lavorano quotidianamente con la razza.
Questo risultato è il frutto di un lavoro politico e diplomatico paziente, sostenuto da ricerche storiche puntuali e portato avanti dal CPMA con continuità e senso di responsabilità istituzionale.
Il percorso ha attraversato fasi complesse, compreso un iniziale distacco da parte di ENCI a partire dal 2020, superato grazie a un dialogo mai interrotto e a un progressivo rafforzamento dell’impianto storico-documentale.
Un ulteriore sostegno è giunto dall’approvazione della Legge della Regione Abruzzo n. 21 del 9 luglio 2016 e dall’amministrazione in carica, nonché dalla ’intervento della Provincia dell’Aquila, che hanno contribuito a rafforzare il riconoscimento istituzionale del legame tra la razza e il suo territorio di origine.
Fondamentale è stato infine il sostegno dei Gruppi Cinofili abruzzesi.
Il CPMA continuerà a operare con rigore, dialogo e visione di lungo periodo, nel rispetto delle istituzioni e della storia della razza”.