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Luigi Cataldi Madonna: l’uomo che ha visto l’Abruzzo del vino un giro avanti

Franco Santini di Franco Santini
8 Dicembre 2025
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La scomparsa di Luigi Cataldi Madonna lascia l’Abruzzo del vino più povero, culturalmente prima ancora che enologicamente. Non era soltanto un produttore. Era un anticipatore, un disegnatore di traiettorie. Per capire il suo impatto occorre ricorrere a una metafora che gli calza addosso: quella del ciclismo. Faceva un allungo in avanti, poi si fermava un attimo, quasi stupito che gli altri non lo raggiungessero. Quando il gruppo finalmente arrivava, lui aveva già pronta la prossima accelerazione. Questo è stato Luigi, per oltre trent’anni.

Quando agli inizi degli anni Duemila lui era già un produttore affermato, io ero un giovane appassionato che muoveva i primi passi nel mondo del vino. Da aquilano, la scelta naturale fu visitare la sua azienda a Ofena. È stata la mia prima vera immersione in un modo nuovo di interpretare il vino abruzzese. Un incontro con un uomo e con una visione che guardava sempre un passo oltre. È un ricordo che resta vivo.

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Il suo “anticipo” ha preso forme concrete. Quando alla fine degli anni Novanta mise in etichetta il nome Pecorino, utilizzando un vitigno allora sconosciuto o quasi, non inseguiva una moda: creava una strada. Oggi quel vitigno è un caposaldo dell’enologia abruzzese e dell’Italia centrale.

Lo stesso vale per l’investimento sui vini rosa. Prima che questa tipologia tornasse ad avere dignità e mercato, Cataldi Madonna era già lì. Il Pié delle Vigne è rimasto un unicum, un vino inimitabile, nato con identità fortissima; il Cataldino, più immediato, ha conquistato un pubblico ampio. E poi il Cerasuolo classico: tre rosati in portafoglio quando tutti parlavano di crisi. Un altro giro d’anticipo.

E lo fece di nuovo quando decise di alleggerire il Malandrino, togliendo il legno e riducendo sovrastrutture. La logica era chiarissima: il vino deve essere bevuto a tavola, deve piacere, deve invitare a finire la bottiglia. Non inseguiva punteggi o mode stilistiche, ma professava un’idea precisa: il vino è convivialità, è piacere, non ornamento o liturgia.

Questa posizione, che oggi molti rivendicano come conquista, Luigi l’aveva maturata e difesa con anticipo. Non era un ribelle per principio, era un pensatore libero. E soprattutto era coerente: non faceva proclami, faceva vini.

La sua eredità oggi non è solo nei vini e nelle idee tracciate con lucidità e coraggio, ma nelle mani della figlia Giulia. Da anni Luigi le aveva passato il testimone, accompagnandola con discrezione ma con fiducia. In lei vive quella stessa sana follia creativa, quella capacità di immaginare strade nuove che ha reso grande suo padre. Ed è rassicurante sapere che l’azienda continuerà a muoversi con quello spirito: senza retorica, con visione.

Ho avuto il privilegio di cenare con lui pochi mesi fa, quando già stava affrontando la malattia. Ricordo la serata a Ofena, a bordo vigneto, con le sue battute argute, le idee mai banali, i flashback di oltre venticinque anni di storia condivisa: lui produttore, io cronista del vino. Una di quelle conversazioni che ti rimangono dentro, perché ti restituiscono intensità, verità, umanità.

Luigi Cataldi Madonna è stato un grande dell’enologia abruzzese. Lo è stato non per i riconoscimenti, ma per l’influenza. Molti produttori hanno seguito le direzioni da lui tracciate. E l’Abruzzo del vino, se ha alzato l’asticella, lo deve anche a quel giro di vantaggio che lui ha fatto, più volte, da solo.

Personalmente resta la gratitudine. Per aver aperto strade quando ancora pochi ci credevano. Per aver sostenuto un modo di fare vino concreto e radicato nel territorio. Per aver reso più ricco e consapevole questo nostro Abruzzo.

Lo saluto con lo stesso rispetto con cui l’ho ascoltato quella sera. E con la consapevolezza che il suo esempio continuerà a guidare, silenziosamente, chi non si accontenta di rincorrere il gruppo ma vuole disegnare la traiettoria del giro dopo.

I funerali domani, martedì 9 dicembre alle ore 15,30 nella chiesa di San Franco a Francavilla al Mare (Chieti).

A Giulia e all’intera famiglia le condoglianze della redazione di Abruzzolive, di Marsicalive e della Live Communication.

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