L’Aquila. Contro il maxi progetto da oltre sei milioni di euro per la variante delle autostrade A/24 e A/25, nasce il coordinamento ‘No Toto Salviamo l’Abruzzo’ con l’obiettivo di impedire di “sventrare l’Abruzzo, depauperando l’acqua, il bene comune indispensabile per la vita, massacrando il territorio e sottraendo altro denaro dalle tasche dei cittadini”. Ne fanno parte associazioni, movimenti, sindacati, movimenti politici e singoli cittadini. “Abbiamo una visione alternativa alla gestione del territorio e della cosa pubblica in Abruzzo dicono i promotori dell’iniziativa basata sul rilancio del trasporto pubblico collettivo a partire dalle ferrovie, sulla comunicazione veloce sul web e sul risanamento del territorio, l’unica vera grande opera necessaria, dalla depurazione alle bonifiche passando per il dissesto idrogeologico”. Il Coordinamento ha già attivato un sito web (www.nototoblog.wordpress.com) su cui è possibile informarsi, scaricare materiale progettuale e, soprattutto, capire come darsi da fare, oltre a pagine Facebook e Twitter. Il Coordinamento, con il supporto dei comitati locali, di associazioni e di amministratori, ha lanciato una campagna di informazione capillare sul territorio; si parte domani a Sulmona (L’Aquila). E’ stata inoltre predisposta una bozza di delibera che può essere fatta propria dalle amministrazioni locali per contrastare il progetto. Il coordinamento ha anche realizzato un primo dossier, dal titolo “Progetto Toto: Siamo tutti No Talp!”, in cui, oltre a descrivere per sommi capi il progetto, vengono evidenziate nove importanti criticità. Al documento ne seguiranno altri sulle tante tematiche toccate. Tra i punti toccati nel primo ‘dossierdiffida’, già inviato al Ministero, vi sono la “procedura amministrativa fantasma”, l’attuazione della legge 228/2012, art.1, comma 183, la “difformità con la pianificazione dei trasporti della Regione Abruzzo”, l’incidenza sulla rete Natura2000 e sulla aree protette, l’impatto sui corpi idrici sotterranei di interesse, la qualità dell’aria e dell’ambiente, il rischio sismico e i costi dei tratti declassati. Il progetto, secondo gli ambientalisti, prevede la realizzazione di “cinquanta chilometri di tunnel, lunghi come cinque trafori del Gran Sasso, nelle montagne piene d’acqua”, con il “Parco d’Abruzzo, Parco del Sirente, Simbruini, Gole del Sagittario e Gole di San Venanzio”, che verrebbero “traforati per decine di chilometri” ed “impatti irreversibili su acquiferi, paesaggio, suolo e qualità della vita”.