Chieti. “Contrastiamo con fermezza ogni tentativo di demonizzare il prodotto più rappresentativo della nostra regione, frutto del lavoro di migliaia di viticoltori e simbolo fortemente identitario della nostra tradizione storica, economica e sociale”. Lo dicono Pietropaolo Martinelli, presidente di Coldiretti Abruzzo, e Pier Carmine Tilli, presidente di Coldiretti Chieti, seconda provincia in Italia per produzione vitivinicola, in risposta alla querelle nata intorno all’uso del vino e alle sue conseguenze, lanciata da uno psichiatra di Avezzano che ha equiparato il vino a un veleno.
“Affrontare il tema dell’alcol è importante – dice Martinelli – e siamo rispettosi di tutti i pareri e delle diverse posizioni, ma dire che il vino fa male vuol dire confondere l’abuso con l’uso consapevole e da sempre consigliato nell’ambito di una dieta equilibrata”. “Da sempre – rincara Tilli – le principali istituzioni scientifiche hanno evidenziato che il rischio esiste solo in relazione agli eccessi. E per questo, Coldiretti da sempre promuove educazione, responsabilità e prevenzione, strumenti molto più efficaci delle semplificazioni che trasformano il vino in un “veleno” o addirittura in una “droga”. Equiparare il vino, che è da duemila anni celebrato anche nell’Eucarestia, a una droga vuol dire offendere il lavoro di chi, onestamente e seriamente, genera da decenni valore, economia, tradizione e sviluppo del territorio abruzzese. Stiamo valutando se, per tali farneticanti esternazioni, ci siano i presupposti per adire alle vie legali in modo da difendere il lavoro dei nostri vitivinicoltori”.



