L’Aquila. Precarietà in crescita, Abruzzo indietro sul lavoro. Pecorale (PD) Abruzzo: “Giovani e donne non esistono nell’agenda della giunta Marsilio”
“I dati pubblicati oggi da Il Centro confermano ciò che denunciamo da tempo: in Abruzzo si assumono più persone, ma cresce la precarietà. L’85% dei nuovi rapporti di lavoro è a tempo determinato. È un modello che, invece di creare futuro, produce instabilità e povertà lavorativa. E dimostra che nell’agenda politica di questo governo regionale giovani e donne semplicemente non esistono”, così Monia Pecorale, delegata al Lavoro della Segreteria regionale PD Abruzzo.
“Serve una svolta immediata: più qualità, più diritti, più opportunità. Perché la precarietà non è un destino, ma il risultato di scelte politiche sbagliate – rimarca l’esponente PD – . E questa Giunta, ancora una volta, ha scelto contro i giovani, contro le donne, contro il futuro dell’Abruzzo. Siamo davanti a criticità sistemiche: non solo contratti sempre più precari, ma anche salari inadeguati, offerte di lavoro insoddisfacenti, competenze non riconosciute e un accesso al lavoro troppo spesso affidato a relazioni personali. Il 76,4% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ritiene insufficienti le retribuzioni offerte; il 34% non trova alcuna opportunità. Molti rifiutano proposte che, pur rappresentando l’unico ingresso possibile nel mercato del lavoro, sono talmente sottopagate o disallineate alle competenze da non permettere una vita dignitosa. L’Abruzzo è tra le regioni più in ritardo nell’attuazione del PNRR sul lavoro. Qui la situazione è ancora più grave. L’Abruzzo figura tra le otto regioni d’Italia più indietro nell’attuazione del PNRR dedicato ai Centri per l’Impiego. Un ritardo pesantissimo, perché proprio i CPI avrebbero dovuto costituire il perno delle politiche attive e della lotta alla precarietà. Invece abbiamo: ritardi significativi nell’ammodernamento dei Centri; riduzione delle risorse nazionali da 600 a 480 milioni; diminuzione dei centri coinvolti da 500 a 270; mancata digitalizzazione e assenza di un vero Osservatorio regionale sul mercato del lavoro. Tutto questo ha bloccato il potenziamento dei servizi di orientamento, formazione e riqualificazione per disoccupati e lavoratori fragili.
Così, mentre aumentano le assunzioni, aumenta anche la vulnerabilità del lavoro. Senza interventi strutturali su qualità dell’occupazione, salari, formazione, politiche attive e servizi territoriali, il rischio è che l’Abruzzo continui a essere una regione dove si lavora tanto, ma si vive male. Che fine hanno fatto i fondi e i programmi nazionali? Chiediamo alla Regione di chiarire dove siano finiti: i finanziamenti del Fondo Nuove Competenze, le risorse per il programma Educazione Digitale per l’Occupazione, i fondi destinati alle misure per l’autoimpiego approvate nell’ultima Conferenza Stato-Regioni. Sono strumenti fondamentali per rafforzare il lavoro stabile e qualificato. Strumenti che la Regione non può permettersi di ignorare”.



