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Riduzione in schiavitù, il NIL di Chieti arresta la titolare di un bar

Daniele Imperiale di Daniele Imperiale
15 Novembre 2025
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CHIETI CH – L’indagine avviata dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti e coordinata dalla Procura della Repubblica di L’Aquila – Direzione Distrettuale Antimafia- ha permesso di far luce sulle condotte criminose attuate dalla titolare di un bar della Provincia di Chieti nei confronti della sua unica dipendente.

L’indagine ha fatto emergere come l’indagata, già sottoposta alla pena alternativa della messa in prova ai servizi sociali nell’ambito di distinto procedimento penale, riduceva e manteneva la parte offesa in uno stato di soggezione continuativa, condizione analoga alla schiavitù. costringendola a prestazioni lavorative presso l’esercizio commerciale in condizioni di assoluto sfruttamento, con significativa compromissione della capacità della lavoratrice di autodeterminarsi a causa dello stato di inferiorità psichica in cui versava e dell’assenza di alternative esistenziali validamente percorribili, attuando le seguenti condotte e approfittando dello stato di vulnerabilità della stessa.

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Nello specifico:

  • sottoponeva la vittima a ritmi lavorativi sfiancanti di 15/18 ore al giorno, costringendola a lavorare all’interno del bar tutti i giorni dalle ore 7 sino alle ore 22 e talora sino alle ore 24, senza riposo settimanale, in nero, con sfruttamento dei compensi dovuti, che venivano trattenuti con l’inganno, omettendo di versare alla dipendente le somme di denaro spettanti a titolo di retribuzione, altresì con reiterata violazione della normativa relativa a orario di lavoro, ripose, aspettativa, ferie, nonché violazione delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
  • imponeva alla vittima sacrifici di esigenze primarie, sottoponendola a condizioni alloggiative degradanti poiché la costringeva a dormire quotidianamente su un divano in un piccolo locale cucina adibito a dormitorio;

– sottoponeva la vittima a metodi di sorveglianza degradanti, installando nel piccolo locale cucina adibito a dormitorio una telecamera che riprendeva in modo continuativo l’intero ambiente e la stessa lezza Daniela nella sua intimità. con una sorveglianza attiva e da remoto al di fuori degli ambienti di lavoro;

– per giustificare l’assenza di un regolare contratto di assunzione quale dipendente, induceva la vittima a costituire una società, ove la stessa parte offesa rivestiva fittiziamente la carica di amministratore unico;

  • privava la vittima di relazioni esterne, dotandola di un telefono senza ricarica, idoneo alla sola ricezione delle chiamate e per le comunicazioni con la stessa indagata.

Le attività di indagine scaturite da un accesso ispettivo presso l’esercizio commerciale del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata e su delega dell’Autorità Giudiziaria hanno eseguito le attività di perquisizione che hanno portato al sequestro dell’impianto di videosorveglianza dell’esercizio commerciale e dei dispositivi elettronici dell’indagata mentre l’attività imprenditoriale dell’esercizio commerciale è stata sospesa dai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti per gravi motivi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro con decorrenza immediata.

In data 14.11.2025, l’Ufficio di Sorveglianza di Pescara, in considerazione della gravità del reato di cui all’Art. 600 c.p per il quale l’indagata è iscritta nell’ambito del P.P. della Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, disponeva la sospensione cautelativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali e alla contestuale traduzione in carcere eseguita nella stessa giornata dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti unitamente alla Stazione Carabinieri competenti per territorio.

 

 

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