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Un vecchio scontrino, un nuovo consulente e l’incidente probatorio: a che punto è l’indagine su Garlasco

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
6 Ottobre 2025
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Pavia. Lo scontrino di un parcheggio dimenticato per diciotto anni, investigatori che indagano sugli investigatori, un consulente della difesa che rinuncia all’incarico, un altro che subentra e, in attesa dei prossimi sviluppi dell’incidente probatorio in corso, una polemica inaspettata sulle problematiche forensi sottese alla vicenda.

Insomma, la complessa e sfaccettata indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, propone ulteriori sviluppi, sorprese e colpi di scena. E, nella percezione del lettore-spettatore, il confine tra reale inchiesta giudiziaria, reality show e fiction tout court sembra farsi sempre più sottile e sfuggente.

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I due scontrini

L’attuale sospettato del delitto, Andrea Sempio, è stato indagato per la prima volta nel 2017. All’epoca, aveva consegnato agli inquirenti lo scontrino di un parcheggio di Vigevano datato appunto lunedì 13 agosto 2007, ore 10,18. Il documento, conservato in casa per dieci anni, avrebbe dovuto comprovare il suo alibi per il giorno dell’omicidio, collocando l’allora diciannovenne lontano da Garlasco e dalla villetta dei Poggi, teatro della cruenta aggressione. Valenza probatoria da molti peraltro messa in dubbio, in quanto il biglietto in questione non riporta la targa del veicolo a cui si sarebbe dovuto riferire.

Di recente i Carabinieri hanno effettuato una nuova perquisizione in casa dei suoi genitori e vi avrebbero rivenuto un ulteriore scontrino del medesimo parcheggio, datato martedì 14 agosto 2007, ore 17,32, il giorno successivo al delitto. A quanto dichiarato, pur avendolo conservato in casa per diciotto anni, i genitori di Sempio non ricordano in quale circostanza detto scontrino sarebbe stato emesso. Il 13 agosto, Andrea si sarebbe recato a Vigevano per acquistare un volume in una libreria, risultata chiusa. Il giorno successivo, potrebbe avervi fatto ritorno per il medesimo motivo. Dunque, a rigor di termini e a differenza da quanto considerato da alcuni commentatori, il ritrovamento del secondo scontrino non sembrerebbe necessariamente invalidare l’alibi di Sempio correlato al primo. Ammesso che, comunque, quest’ultimo venga in effetti considerato una prova solida. Dubbi permangono infatti sulla possibilità che il documento datato 13 agosto possa effettivamente ricondursi a Sempio. Nel corso di una recente puntata di Le Conversazioni del Corriere, la giornalista Fiorenza Sarzanini ha affermato: “In realtà non apparteneva a Sempio, ma fu dato alla madre da un amico. Perché portare uno scontrino come prova di alibi, che in realtà è falso? Sei spaventato perché avevi rapporti non trasparenti con Chiara e temi di essere implicato? Si tratta di un comportamento sospetto su cui i magistrati stanno approfondendo.”

“Non ho preso soldi”

Con riferimento all’indagine su Sempio condotta nel 2007 e alle sue presunte manchevolezze, è attualmente in corso un’inchiesta della Procura di Brescia a carico dell’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti. Il reato ipotizzato è corruzione in atti giudiziari – si sarebbe favorita l’archiviazione della predetta indagine, effettivamente richiesta dal Pm il 15 marzo 2007 e disposta dal Gip il 23 marzo successivo. La Procura di Brescia ha recentemente emesso decreto di perquisizione a carico di vari soggetti, tra cui Giuseppe Spoto, ex maresciallo dei Carabinieri e Silvio Sapone, ex luogotenente. “…si poteva rilevare che in occasione della notifica a comparire per rendere interrogatorio, il Maresciallo Spoto Andrea [Giuseppe, ndr], Carabiniere della Sezione di P.G. della Procura di Pavia, si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria, atteso che raggiungeva Sempio alle ore 16,35 e attestava l’effettuazione della notifica alle ore 17,45”, si legge nel decreto di notificazione, “…emergeva altresì che il Lgt. Sapone Silvio […] aveva avuto un contatto con Sempio Andrea in data antecedente, pur non risultando una ragione investigativa correlata a tale necessità.”[1]

Giuseppe Spoto è recentemente intervenuto nel corso della trasmissione Quarto grado, per chiarire la propria posizione. “È stato uno shock, sicuramente, perché vedere arrivare nella propria abitazione alle sette del mattino otto persone per fare una perquisizione, per prendere un cellulare, due computer, un’agenda, le avrei potuto tranquillamente consegnare a espressa richiesta”, ha dichiarato.

Dagli atti è emersa una telefonata tra Spoto e Sempio risalente all’8 febbraio 2017, nella quale il primo dice al secondo: “Arriverò per le quattro e mezza, così almeno riusciamo a fare due chiacchiere.”

“Fare due chiacchiere per me era fargli la notifica”, ha spiegato Spoto a Quarto grado,  “non c’era nessun secondo fine nella mia azione. Era quello il mio obiettivo. Chiamai per rassicurarmi che Sempio rimanesse a Montebello della Battaglia, presso l’Iper dove lavorava.”

Tra i documenti dell’inchiesta vi sono le trascrizioni delle intercettazioni effettuate all’epoca. Una frase in particolare, pronunciata dal padre di Andrea Sempio, Giuseppe, ha destato l’attenzione degli inquirenti: “… dobbiamo pagare quei signori lì”. Spoto: “Ricordo quel passaggio, ma la frase si completava. Mi sembra fosse la madre di Sempio che chiedesse al padre ‘a chi dobbiamo pagare’ e il padre rispondeva ‘agli avvocati’”

“Se io ho preso soldi? Assolutamente no, perché avrei dovuto?”, ha ribadito quindi l’ex maresciallo nel corso della trasmissione di Rete4. “Io ho fatto solo il mio lavoro, ho una coscienza cristallina. Ho fatto quarant’anni nell’Arma, sono figlio di Carabinieri, sono stato educato in un certo modo. Non avrei mai venduto il mio onore e la mia divisa per niente al mondo.”

Consulenti tecnici di parte

“Il Generale Luciano Garofano ha rinunciato all’incarico di consulente tecnico di parte conferitogli dal Sig. Andrea Sempio sin dal gennaio 2017 e confermato anche nel procedimento penale per il quale è in corso di svolgimento incidente probatorio davanti al Gip del Tribunale di Pavia.” è quanto si legge in un comunicato stampa diffuso il 30 settembre scorso.

“La decisione […] è maturata in conseguenza della mancata condivisione da parte della Difesa del Sig. Sempio dei suggerimenti tecnico scientifici forniti dal Generale Garofano in merito allo svolgimento dell’incidente probatorio e alla possibile estensione dei temi oggetto di perizia. Nel rispetto dell’autonomia decisionale dei Difensori nella scelta di strategie difensive, Garofano ritiene che siano venuti meno i presupposti per il mantenimento del proprio incarico.”

Non manca, il Generale, di fare riferimento ad Andrea Sempio, “una persona che, sulla scorta di tutte le evidenze scientifiche acquisite, meriterebbe di essere scagionata dall’ipotesi di reato per la quale risulta indagata.”

La difesa d Sempio ha quindi conferito la nomina di consulente tecnico ad Armando Palmegiani, ex poliziotto, con trent’anni di esperienza nella Scientifica, docente universitario e autore di libri di true crime.

“Gli elementi a carico di Andrea Sempio mi hanno da sempre lasciato molto perplesso, ritengo che non siano solidi e per questo ho accettato questa sfida”, ha dichiarato Palmegiani ad Adnkronos.

“L’incarico che ho assunto richiede molte competenze: l’incidente probatorio riguarda una parte dattiloscopica, una parte concerne la Bpa [Bloodstain Pattern Analysis, ndr] di cui sono esperto e c’è un fronte più investigativo. Mi sento professionalmente pronto, è un incarico complesso, ma non mi sembra che ci siano grandi elementi probatori contro Sempio. Mi è sembrato giusto prendere questo incarico ricoperto finora da Luciano Garofano di cui ho da sempre stima.”

Il Dna è di Sempio?

Appena resa nota la nomina, sui media qualcuno ha rimarcato che, in tempi assai recenti, il nuovo consulente della difesa di Andrea Sempio avrebbe rilasciato dichiarazioni nelle quali sembrava propendere per l’idea che il Dna rivenuto sotto le unghie di Chiara Poggi fosse attribuibile proprio all’odierno indagato.

Siamo andati a verificare quanto da lui affermato, in due video pubblicati su YouTube, rispettivamente il 20 giugno e il 9 settembre 2025. “Noi abbiamo il Dna sotto le impronte di Chiara che ha un profilo del mignolo della mano sinistra e del primo dito della mano destra che è un Y di Sempio”, ha detto nel primo video. “Questa mia certezza, ovviamente, si vedrà, nel senso che il consulente tecnico della Procura dovrà analizzare pure questo, anzi il perito del Gip. Però io credo che quasi certamente si accerterà che quel Dna è l’Y di Sempio, non credo ci sia alcun dubbio.”[2]

Nel video successivo, ha detto: “Il Dna sulle unghie è Dna, a mio avviso, leggendo i ferogrammi, attribuibile all’Y di Sempio. […] Vediamo le risultanze della Procura. […] A mio avviso, quello è Dna di Sempio, Y, perché è veramente netto.”[3]

Asserzioni che, dopo la nomina di Palmegiani a consulente tecnico della difesa di Sempio, hanno suscitato sui media più una polemica. “Non c’è che dire”, questo il commento del diretto interessato, “mi hanno dato il ben arrivato. Ho appena accettato l’incarico e sono già al centro di un attacco mediatico allucinante.” In una intervista rilasciata al Corriere della Sera ha definito il tutto una “manipolazione di spezzoni estrapolati da un discorso più generale.”

È seguito, nel corso della trasmissione Storie italiane, un confronto chiarificatore con l’avvocato Massimo Lovati, uno dei difensori di Andrea Sempio. “Io sono rimasto naturalmente in panne per aver sentito le dichiarazioni trancianti che aveva fatto il dottor Palmegiani a giugno, io non le conoscevo”, ha detto Lovati. “Vorrei che il dottor Palmegiani chiarisse come mai ha fatto quelle dichiarazioni, come mai ha cambiato idea e come mai ha accettato questo incarico.”[4]

“Io a giugno faccio un video”, ha spiegato Palmegiani, “che è di circa tre quarti d’ora, mezz’ora, un’ora, quello che è. Viene estrapolato un segmento di dieci secondi, dove dico una cosa, ovviamente, basandomi su quello che avevo a giugno, quindi dei tabulati, non i ferogrammi, una parte di relazione. Prendo questi tabulati e racconto la storia, ma non racconto la storia sulla parte biologica, non mi interessava […] il discorso era la traccia 33. Inizio a informarmi, chiedo a chi magari può sapere meglio di me, genetisti, e vedo una realtà che è differente, perché quell’Y non è che identifica, è parziale, degradato e poi, al di fuori di tutto, bisogna vedere pure la quantità […]. Il problema di quella traccia, a mio avviso, non è poi Andrea Sempio, non è proprio identificativa certa su nessuno.”[5]

L’incidente probatorio continua

E, a proposito delle tracce di Dna e di quelle dattiloscopiche, i periti incaricati dal giudice di eseguire tutti gli accertamenti – la genetista Denise Albani e il dattilocopista Domenico Marchigiani – hanno recentemente ottenuto una proroga di settanta giorni, quindi al 18 dicembre prossimo, per il completamento delle richieste analisi. Si procederà effettuando l’indagine “biostatistica” dell’aplotipo Y, nel tentativo di individuare la discendenza in linea paterna del soggetto cui si riferisce il materiale rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi.

Nel 2014, all’epoca della perizia affidata al professor Francesco De Stefano nell’ambito del procedimento dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Milano che sarebbe culminato con la condanna di Alberto Stasi, i margini delle unghie della vittima, repertati nel corso dell’autopsia effettuata sette anni prima,  sono stati sciolti con particolari reagenti. Il materiale così ottenuto è stato collocato in tre provette ed esaurito nelle tre estrazioni effettuate, ognuna delle quali ha fornito un profilo maschile, ma differente, non ripetitivo.

Dunque, come verbalizzato dalla dottoressa Albani nel corso dell’udienza dello scorso 26 settembre, in cui è stata richiesta la predetta proroga dell’incidente probatorio, trattasi di un dato non consolidato, misto (risultano sovrapponibili più Dna, compreso quello di Chiara) e incompleto (il materiale su cui si era lavorato risultava degradato). La parte più significativa di tale materiale genetico – quella che, a detta dei consulenti della Procura, sarebbe appunto attribuibile a Sempio – verrà quindi sottoposta al citato confronto biostatistico.

A un terzo perito, Giovanni Di Censo, è stato affidato il compito di analizzare le impronte presenti sulle paradesive e, se ritenute utilizzabili, quelle rivenute sul pacco di cereali e sul sacchetto della spazzatura repertati nella villetta dei Poggi. Esclusa dall’incidente probatorio l’ormai nota impronta 33, presente su una parete delle scale che conducono alla taverna.

[1] Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Brescia, n. 10046/2025 r.g.n.r. Mod. 21, Decreto di perquisizione e contestuale sequestro, 16 settembre 2025.

[2] https://www.youtube.com/watch?v=qLC6zrkZuys, dal minuto 28:00 (consultato il 4 settembre 2025).

[3] https://www.youtube.com/watch?v=VFSeNWMllR0, dal minuto 39:26 (consultato il 4 settembre 2025).

[4] https://www.youtube.com/watch?v=vLylOVmqJLM, dal minuto 01:52 (consultato il 4 settembre 2025).

[5] https://www.youtube.com/watch?v=vLylOVmqJLM, dal minuto 05:00 (consultato il 4 settembre 2025).

Tags: Chiara PoggiDelitto di Garlasco
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