Pavia. Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, è indagato per corruzione in atti giudiziari in uno dei filoni dell’ultima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Il Corriere della Sera e la Repubblica riportano che, secondo l’accusa, Venditti avrebbe ricevuto dei soldi dai familiari di Andrea Sempio – l’attuale, nuovo indagato per il delitto, amico del fratello della vittima – per archiviare l’inchiesta a suo carico avviata il 22 dicembre 2016 e conclusa il 23 marzo 2017.
Questa mattina, 26 settembre, sono state perquisite le abitazioni dei genitori e degli zii di Sempio, quelle di Venditti – a Pavia, Genova e Campione d’Italia (Como), dove è presidente del cda del Casinò – nonché di due agenti delle forze dell’ordine in congedo che, all’epoca dei fatti, operavano nell’ambito della polizia giudiziaria della Procura di Pavia. L’operazione è coordinata dalla Procura di Brescia, competente per i reati commessi dai magistrati pavesi. Gli investigatori sarebbero impegnati nella ricerca di elementi comprovanti una ipotizzata corresponsione di denaro all’ex procuratore.
Il decreto di perquisizione parla di contatti “opachi” tra Sempio e i Carabinieri impegnati nelle indagini. L’attuale inchiesta sarebbe scaturita dal ritrovamento, nel corso delle perquisizioni del 14 maggio 2025, di un appunto all’interno di un block-notes a casa dei genitori di Sempio. Secondo alcune fonti, l’appunto risalirebbe ai primissimi giorni di febbraio 2017 (ma Rai News parla di febbraio 2016, ipotizzando un errore di chi lo ha vergato), pochi giorni prima che il giovane venisse formalmente informato dell’indagine in corso nei suoi confronti. “Venditti gip archivia X 20-30 euro”, riporterebbe lo scritto in questione, che sarebbe stato conservato per più di otto anni in casa Sempio, nonostante la sua evidente, grave valenza indiziante.
Si parla anche di analisi patrimoniali. Che, secondo Open e il Post, avrebbero accertato il movimento di quarantamila Euro, nel dicembre 2016, da zie paterne di Sempio al padre dello stesso. L’ipotesi, ovviamente da verificare, è che i genitori del giovane avrebbero quindi prelevato la somma in contanti per consegnarla al magistrato.
Il che avrebbe implicato che i Sempio fossero a conoscenza dell’indagine nei confronti del figlio prima che ne venisse data comunicazione ufficiale, come delle domande che gli sarebbero state rivolte nel corso del successivo interrogatorio di garanzia.
Il richiamato decreto di perquisizione considera che “le indagini condotte nel 2017 a carico di Sempio sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della pg incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali.” E menziona, tra l’altro, proprio l’intercettazione di una conversazione tra Sempio e suo padre Giuseppe: i due erano nell’auto del giovane, il 9 febbraio 2017, il giorno prima che questi si sottoponesse appunto a interrogatorio. Giuseppe: “Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che…”. Andrea: “Sì lo so.” Giuseppe: “[Al] massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… dici: ‘guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni…’”
Inevitabile ripensare anche all’intercettazione tra Sempio e il padre, sempre in auto, risalente al giorno successivo, subito dopo che l’indagato era comparso dinanzi agli inquirenti: nella circostanza, il giovane avrebbe detto: “Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino [quello del parcheggio, il suo alibi per il giorno del delitto, ndr] era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima.”
Dopodiché, lo stesso Sempio avrebbe considerato: “A parte che erano dalla nostra… perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano…”
“I pizzini richiedono prima una perizia calligrafica per essere attribuiti a chicchessia”, è il commento sugli ultimi sviluppi dell’avvocato Massimo Lovati, uno dei difensori di Andrea Sempio. “Onestamente le cifre di cui si parla nell’appunto che sarebbe stato trovato – 20 o 30 mila euro – mi sembrano una base troppo esigua per un’ipotesi corruttiva di un professionista del genere.”
“L’ipotesi accusatoria è talmente grave che credo non debba essere commentata da un semplice avvocato. I magistrati dimostreranno la fondatezza di questa indagine, ma la gravità dei fatti contestati è inaudita”. È quanto dichiarato dall’avvocato Antonio De Rensis, che assiste Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, condannato per il delitto. “L’indagine che ha portato Stasi in carcere è stata costellata da errori e orrori, come cancellare un alibi. L’indagine di oggi di Pavia e quella di Brescia sono costellate di approfondimenti. Qui si aggiunge, non si toglie. E quando si aggiunge di solito si sbaglia meno.”
“Sempio dice il vero”
In merito all’inchiesta su Sempio del 2017, poi archiviata (come archiviata sarebbe stata una ulteriore indagine nel 2020), in un atto redatto all’epoca dalla Procura generale di Milano si evidenziava che “la fotografia della scena del crimine […] esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio.” “Il modo con cui Chiara consente l’ingresso” all’omicida sarebbe stato idoneo a dimostrare l’esistenza di un legame di “profonda confidenza” tra loro, e “le modalità dell’aggressione rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso.” Elementi, questi, che secondo i magistrati, non avrebbero trovato “alcun riscontro nelle evidenze probatorie” relative al rapporto tra Chiara Poggi e Sempio.
Nell’appunto trasmesso nel 2017 ai Pm di Pavia, la Procura aveva inoltre concluso che “le chiamate del 7 e 8 agosto 2007” di Andrea Sempio a casa Poggi, erano “trasparenti ed esplicite”. Ed erano inoltre state effettuate “da una persona che non si nasconde”.
A detta della Procura generale, quindi, tali “scarni dati” non avrebbero avuto minima “rilevanza”, perché “si collocano e si esauriscono a distanza di ben 5 giorni dall’omicidio, a ridosso della partenza di Marco per il Trentino”. In tale prospettiva, il dato “dello scontrino del parcheggio di Vigevano pagato alle ore 10,18 del 13 agosto e l’orario e lo scambio delle telefonate e dei messaggi con gli amici” Mattia Capra e Roberto Freddi, avrebbero “dimostrano che Sempio dice il vero” circa il modo in cui aveva trascorso la mattina dell’omicidio.