Montesilvano. I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Montesilvano, all’alba di questa mattina, hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare notificate ad un giovane montesilvanese e a due fratelli tunisini residenti a Pescara.
Due di loro sono finiti in carcere, mentre uno dei fratelli nordafricani è stato sottoposto all’obbligo di dimora con presentazione alla P.G. Le ordinanze sono state emesse dal Dott. G.De Rensis G.I.P. presso il Tribunale di Pescara su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Varone.
Nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Pescara a carico dei soggetti maggiorenni e coordinata con la Procura presso il Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, sono rimasti coinvolti due minori anche loro raggiunti da misure cautelari del collocamento in comunità emesse dal G.I.P. presso il Tribunale per i Minorenni de L’Aquila su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa D’Egidio, già eseguite lo scorso 07.07.2025.
L’indagine, partita dalla Procura di Pescara, è stata condotta in sinergia dalle due Procure proprio perché ha visto coinvolti dei minorenni che hanno ricoperto una funzione determinante nell’ambito del narcotraffico accertato dai Carabinieri, tanto che l’intera inchiesta è stata denominata “Operazione Rider“.
Il nome, infatti, non è casuale, poiché i minorenni coinvolti avevano una vera e propria funzione di rider addetti alle consegne dello stupefacente per conto degli indagati maggiorenni.
Le accuse sono per tutti principalmente di spaccio e detenzione a fine di spaccio, ma a carico degli indagati della Procura di Pescara incombono anche le pesanti aggravanti previste dal codice penale per chi abbia determinato a commettere il reato un minore degli anni 18 e dell’aggravante prevista dal Testo Unico in materia di Stupefacenti, ossia quando le sostanze stupefacenti sono consegnate o comunque destinate a persona di età minore.
L’attenzione investigativa dei Carabinieri inizia a muoversi all’indomani dell’arresto in flagranza di uno degli odierni indagati residente a Montesilvano avvenuto il 09.10.2024. Quest’ultimo prendeva in affitto dei garage ove all’interno
nascondeva grosse quantità di sostanze stupefacenti, marjuana, hashish e cocaina. All’atto dell’arresto i Carabinieri hanno sequestrato kg 2,100 di marjuana ed hanno rinvenuto involucri vuoti ove all’interno erano stati contenuti circa 40/50 kg di varie sostanze stupefacenti. Dalle perizie dei telefoni sequestrati, infatti, i Carabinieri sono riusciti a riscostruire all’origine la detenzione dei suddetti quantitativi attraverso le foto scattate alle numerose panette di droga, ricollegandole a simbologie scritte e che la perfetta ne costituivano indiscutibilmente corrispondenza.
Ma quello, per gli inquirenti, è stato solo il punto di partenza, poiché si scoprirà successivamente, anche il canale di approvvigionamento delle sostanze.
Gli indagati ricevevano le richieste di stupefacenti dai “clienti” attraverso una chat sul canale Telegram che aveva una area territoriale vasta che operava da Teramo fino ad Ortona. Ricevuto lo stupefacente gli indagati maggiorenni, lo smistavano utilizzando alcuni minorenni che venivano forniti di bici elettriche a noleggio per consentire loro di raggiungere scuole e varie piazze di spaccio. L’impiego dei minori consentiva di penetrare in un mercato molto redditizio che lambiva ampi bacini di utilizzo e una utenza variegata. Attraverso una minuziosa ricostruzione dello spaccio si sono stimati incassi di 50 mila euro in due mesi a fronte dello smercio di 22 kg di varie sostanze; cifre calcolate in difetto, fanno sapere i Carabinieri del Nucleo Operativo di Montesilvano.
Dopo l’arresto in flagranza del giovane montesilvanese avvenuto il 09.10.2024, i due minori hanno operato in coordinamento dei due fratelli tunisini, svolgendo una serrata attività di spaccio, fatta di regole precise, ad esempio in caso di sequestro dello stupefacente, i minori avrebbero dovuto consegnare a loro immediatamente gli atti redatti dalle Forze dell’Ordine o, in caso di maltempo, i maggiorenni accompagnavano i minori in auto a spacciare, ma in caso di controlli, avrebbero dovuto dire di essere autostoppisti.