Pacentro. «Falco Maiorano è un uomo robusto, dai lunghi baffi. Ha servito, come Antonio Carrel, nei Bersaglieri, ed ha lavorato ancora alla costruzione del rifugio sulla vetta di Monte Amaro, pel quale ora sente un vero affetto. Conosce perfettamente la montagna, e nessuna volta, nel guidarmi, mostrò la benchè minima incertezza della via. Il suo carattere gioviale e la premura che ha verso il viaggiatore a lui affidato, rendono la sua compagnia gradevolissima». Così si legge nella relazione dell’ascensione a Monte Amaro – che con i suoi 2.795 metri è la vetta più alta della Maiella – compiuta tra il 12 e 13 agosto 1892 dal noto professore napoletano Vincenzo Campanile.
Il pioniere dell’alpinismo Falco Maiorano – le cui rare fotografie sono andate perse nel periodo bellico – era nato nel 1846 a Sulmona. Sin da ragazzo appassionato dell’andare in montagna, era divenuto in breve tempo il maggiore esperto delle alte quote della Maiella, di cui conosceva ogni segreto. Così nella seconda metà dell’Ottocento ebbe l’onore di essere nominato prima – e unica – Guida ufficiale “patentata” dal Club Alpino Italiano per quella zona dell’Appennino. Fu poi tra i promotori e costruttori (portando a spalla e con i muli i carichi di materiali) del Rifugio Vittorio Emanuele II, realizzato in muratura sulla vetta di Monte Amaro e inaugurato il 14 luglio 1890. Dopo infinite salite sulla Maiella, Maiorano morì nel 1929 ad 83 anni. In sua memoria, con una partecipata cerimonia, fu posta sulla parete esterna del Rifugio Vittorio Emanuele II una lapide che recitava: “Con tenace ardore senza temeraria sfida fu Guida sicura e fedele. Queste rocce della Maiella Madre per la grande famiglia del Cai te lo ricordano nell’istessa sua grande altera passione”. Quel ricordo fu però spazzato via dalla furia della guerra nella primavera del 1944, insieme all’intero rifugio: secondo la versione storica più accreditata l’edificio in muratura, che era stato sfruttato strategicamente come osservatorio, fu fatto saltare in aria dai tedeschi in ritirata dalla Linea Gustav. A guerra finita, venti anni dopo, la sezione Cai di Sulmona decise che era tempo di costruire una nuova struttura che potesse dare riparo d’emergenza agli alpinisti che affrontavano la vetta più alta della Maiella. Fu realizzato così un bivacco scatolare in metallo, inaugurato il 10 luglio 1966, che venne intitolato a Falco Maiorano.
Il bivacco resistette per otto lunghi anni alle bufere finché, nella notte del 31 dicembre 1974, capitolò e fu spazzato via dalla furia dei venti. Con esso, però, si perse incredibilmente e finì nell’oblio anche il nome di Falco Maiorano. La struttura successiva, il caratteristico bivacco a cupola geodetica realizzato sempre dal Cai di Sulmona su progetto di Le Donne e Mininni e inaugurato il 18 luglio 1982, prese infatti il nome di Cesare Mario Pelino, imprenditore dei confetti che nulla aveva a che vedere con l’alpinismo. Ma era padre di Alfonso – allora presidente della sezione Cai – e la famiglia Pelino aveva sostenuto economicamente l’opera. Ora però Fabio Valerio Maiorano – pronipote di Falco, giornalista e Deputato abruzzese di Storia Patria – riapre la partita. Lo fa perché il “Bivacco Pelino” nelle scorse settimane è stato smontato e sulla vetta di Monte Amaro presto sarà sostituito da una nuova struttura, sempre di forma geodetica, che questa volta sarà realizzata interamente con fondi pubblici, ovvero i finanziamenti regionali e ministeriali FSC 2021-2027 e FUNT (Ministero del Turismo). Così ha presentato un’istanza ufficiale al Sindaco e alla Giunta comunale di Fara San Martino – unici titolati per legge a decidere la denominazione di una struttura realizzata su suolo pubblico e aperta a tutti, in quanto il bivacco sorge sul territorio di loro competenza – chiedendo di intitolarla alla memoria del suo noto avo alpinista Falco Maiorano (1846-1929), prima guida ufficialmente riconosciuta dal Club Alpino Italiano sulla Maiella.
«Si tratta di un atto di giustizia storica – spiega Fabio Valerio Maiorano – che ripristinerebbe la denominazione originaria attribuita al bivacco inaugurato nel 1966, cancellata nel 1982 senza le prescritte procedure di legge». Sarebbe anche un atto doveroso di ricucitura della memoria alpinistica abruzzese e non solo, che farebbe finalmente tornare sulla vetta più alta della Maiella il nome di un pioniere della sua esplorazione.