Sulmona. Rischia di morire per improvvisa emorragia causata da un aborto spontaneo. A salvarla sono stati i medici del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Sulmona, insieme a quelli del centro trasfusionale. La notizia arriva dal Tribunale del malato. Quando si è sentita male la donna si trovava a Roccaraso (L’Aquila), ma una volta arrivata in ospedale nella vicina Castel di Sangro (L’Aquila) non ha trovato un’ambulanza che l’accompagnasse nella struttura ospedaliera di Sulmona, più attrezzata per le emergenze. Da qui, perciò, è partita un’ambulanza che, prelevata la paziente a Castel di Sangro, l’ha riportata nel nosocomio peligno, dove è arrivata con una gravissima anemia ed è stata quindi sottoposta a trasfusione. “Il caso riaccende i riflettori sulla gestione delle emergenze-urgenze nell’Abruzzo interno” dichiara Edoardo Facchini, responsabile regionale del Tribunale del malato “alle prese con una spoliazione di reparti e servizi che stanno mettendo a repentaglio la vita delle persone che vivono o transitano in questo territorio. L’ospedale di Castel di Sangro, così com’è strutturato, con carenza di personale e mezzi di soccorso, non è un ospedale. Quello di Popoli (Pescara) è stato smantellato e su quello di Sulmona è in atto un pericolosissimo ridimensionamento sia nei reparti sia nei servizi”.
“Non è vero che all’ospedale di Castel di Sangro non ci fosse un’ambulanza disponibile: il mezzo esistente era contemporaneamente impegnato in un trasferimento urgente ad Avezzano di un paziente colpito da ictus”. Lo afferma il direttore del servizio 118 della Asl 1 Abruzzo, Gino Bianchi. “C’è stata una contemporaneità di eventi che a Castel di Sangro si verifica in media una volta ogni 2 anni. Peraltro” aggiunge Bianchi “nonostante il simultaneo impegno dell’ambulanza del 118 in direzione Avezzano, da Sulmona è egualmente partito un nostro mezzo che ha prelevato la donna da Castel di Sangro e l’ha portata nell’ospedale peligno dove l’utente è stata trattata senza conseguenze per la sua salute”.