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Polemica sul Parco Nazionale d’Abruzzo, l’AIW accusa l’ente di incoerenza tra turismo e tutela dell’orso

Fabrizio Beltrame di Fabrizio Beltrame
18 Agosto 2025
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L’Aquila. L’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) in una lettera di protesta a istituzioni come il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Ministero dell’Ambiente e la Commissione Ambiente dell’Unione Europea, denuncia una presunta “incoerenza” nella gestione del territorio, definendo l’attuale situazione uno “scandalo a cui si deve porre fine”.

La polemica sul Parco Nazionale d’Abruzzo

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Secondo l’associazione, l’ente Parco favorirebbe l’utilizzo di aree cruciali per la fauna selvatica. Il comunicato fa riferimento, in particolare, alla mostra annuale “ArteParco” che, “viene allestita in una zona di habitat primario dell’orso marsicano” e di “riserva integrale”. L’AIW sostiene che tale iniziativa sia divenuta “un’altra modo di sfruttare l’ambiente per meri interessi turistici”. L’associazione accusa inoltre le autorità del Parco di “incoerenza, grande come un grattacielo” per lanciare appelli a non disturbare la fauna, mentre “favoriscono il turismo in tutti i modi possibili”. A questo proposito, il comunicato riporta una frase che le autorità avrebbero attribuito agli orsi stessi: “Tourist go home!”.

La questione dei lupi e del loro contenimento

L’AIW interviene anche nel dibattito sulla gestione dei lupi, elogiando la decisione della Provincia autonoma di Bolzano di procedere con l’abbattimento di alcuni esemplari. Per l’associazione, non si tratterebbe di “sterminio della specie”, ma di un “semplice, logico e biologicamente accettabile contenimento della popolazione”. Viene inoltre criticato l’operato di alcune associazioni animaliste, definite “lupofili”, e la loro opposizione a tali misure, che l’AIW considera “contro logica, biologia e matematica”.

La critica al turismo di massa

Nel comunicato si esprime un forte dissenso nei confronti del turismo eccessivo in montagna, che l’AIW considera un “danno per le montagne e tutti gli ambienti naturali”. L’associazione sostiene che le montagne andrebbero difese piuttosto che rese accessibili a tutti, e che l’eccesso di visitatori è stato favorito proprio dalle “strutture umane” come “rifugi, bivacchi, vie ferrate, funivie”. L’AIW conclude affermando che “il troppo è troppo” e che un vero ripristino (“rewilding”) delle montagne passerebbe dallo “smantellamento di opere urbane”.

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