Pescara. Una vicenda che solleva interrogativi sul funzionamento dei servizi di salute mentale pubblici arriva da Montesilvano, dove un paziente seguito da anni per problematiche psichiatriche ha denunciato di essere stato invitato a “trovarsi un secondo lavoro per pagarsi le cure” durante una prima visita presso il distretto sanitario nord di Pescara.
Protagonista della segnalazione è Alberto Sagazio, cittadino nato ad Atri e da poco tornato in Abruzzo dopo molti anni trascorsi al nord. Sagazio, che da oltre 20 anni è in cura per una diagnosi di depressione e ha beneficiato di esenzione in Veneto, racconta di essersi rivolto ai servizi territoriali per ottenere supporto psicologico, ricevendo però risposte che definisce “sconcertanti”.
“Mi è stato detto chiaramente” spiega “che avrei dovuto pagarmi lo psicologo con i miei mezzi, magari cercandomi un secondo impiego. Non c’è stata alcuna volontà di ascolto né di presa in carico, e sono uscito da quel colloquio profondamente umiliato”.
Secondo quanto riferito, allo stesso paziente sarebbe stato consegnato un biglietto con il nome di un professionista privato, definito come “un amico” del medico. “Non solo non ho ricevuto supporto, ma oggi sono completamente privo di qualsiasi tipo di assistenza, in una fase delicata della mia vita”, sottolinea Sagazio.
Il paziente afferma di aver scritto ai responsabili della ASL di Pescara, ricevendo risposte che mettevano in dubbio quanto accaduto. “Sono stato trattato come un bugiardo” dice, “ma ho le mail e le prove di quanto affermo. Non voglio creare scandali, ma dare voce a chi, come me, chiede aiuto e non viene ascoltato”.
“Credo ancora nella giustizia e nel diritto alla salute” conclude, “Vorrei che qualcuno si rendesse conto di cosa accade quando una persona fragile viene lasciata sola”.